Vinto il Monte: Ogier è forte, non servono paragoni

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Vinto il Monte:

Ogier é forte, non servono paragoni

                                         

Otto vittorie con cinque macchine diverse. Anche l’ultimo record l’ha battuto, superando il Cannibale. A questo punto non ci sono più paragoni che tengano: Ogier ha battuto Loeb su tutta la linea, dimostrandosi più forte. Ma più forte di chi? Più forte de che?

Più forte di sé stesso e dei suoi avversari di sicuro. Più forte nella gestione gara, più forte nella strategia, forse più forte anche nelle decisioni che contano. Se già di primo acchito la decisione di Neuville di appiedare Gilsoul sembrava folle, ora che il belga si è dovuto accontentare del terzo posto dopo la vittoria dell’anno scorso questo sembra sempre più vero. E questo, peraltro, conferma l’assoluta importanza del navigatore all’interno di un equipaggio. Al di là delle motivazioni, dette da molti a mezza voce ma che nessuno scrive (e non avendo conferme dirette me ne guardo bene anch’io), quella separazione è destinata ad avere un peso molto grave sulla stagione e forse sulla carriera del belga. Parliamoci chiaro: Neuville è arrivato secondo nel Mondiale quattro volte, e almeno due volte se l’è mangiato all’ultimo. 2017 e 2018 non sono anni che lui ricordi con piacere, diciamo. Ecco, forse cambiare naviga prima del Monte senza averci fatto un metro di test era un azzardo evitabile.

Ma questa è un’altra storia. Ogier è più forte di Loeb? Che avrebbe fatto Loeb con questi avversari? Come si sarebbe comportato su queste prove? E chi lo sa… Quindi, Ogier è più forte di Loeb? Che senso ha questa domanda?

Nessuno. Replica il binomio Maradona-Pelè, quello Munari-Biasion, quello Rohrl-Makinen, e infiniti altri. Sarebbe ora che la finissimo e che ci rendessimo conto che quel che abbiamo è già tanto. “Eh, ma Ogier non ha schiacciato il compagno di squadra come faceva Loeb”. Significa semplicemente che Evans, quello che noi ci ostiniamo a chiamare “Elfo” quasi a prenderlo per il naso, è andato veramente forte fino a quando Latvala non gli ha consigliato la calma. Questo io non l’ ho capito fino a quando Gianpaolo Ravera non mi ci ha fatto sbattere la testa contro. Ma almeno ho la scusante (parziale) dei miei 24 anni.

Qualcosa sulla solidità di Evans ce lo doveva dire anche l’annata scorsa, che lo ha incoronato comunque vicecampione del mondo. Non vedere, o mal valutare, questo dato di fatto non fa che distorcere la visuale, restituendoci un Monte-Carlo banale e facile quando di banale e facile non è stato neanche il trasferimento da Gap a Monaco, 4 ore di strada iniziate con la neve che attaccava sull’asfalto.

Siamo davanti a un’impresa eccezionale, una pagina di sport incancellabile. Cosa ci costa apprezzare il presente?

 

Niccolò Budoia

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