

Vincere in Francia: Alberto Ascari
1952.
Rouen-les-Essarts.
Ciccio, hai una caramella?
Visto il soprannome…C’era da aspettarselo. Come se Alberto fosse un magnifico corridore anche a tavola. Più facile immaginare invece che quella mentina venendo gettata dentro una bottiglia di Coca Cola ne avrebbe amplificato l’effervescenza. Rendendo la bibita americana del tutto esplosiva.
Come la guida di Ascari enunciava a ogni curva.
Eppure Alberto a tavola non esagerava. Mai. Regolare. Per una vita di perfette abitudini. Qualcosa che sconfinava letteralmente nella contraddizione, vedendone il fisico non proprio atletico. Ma in una Formula 1 agli albori della sua storia, servono altre doti. Oltre a due mostruosi bicipiti che possano domare l’inerzia tutto muso di quelle monoposto.
Alla guida della 500 F2 Ascari non è semplicemente a suo agio. Domina. Ottenendo in Francia la prima di nove vittorie consecutive a cavallo di due titoli mondiali. In testa dalla prima curva fino al traguardo, rifilando a Farina secondo alle sue spalle e in quel momento compagno di squadra al Cavallino un giro secco di distacco. È il primo Gran Chelem in carriera e in fondo anche molto di più. Quando partire davanti a tutti diventava il vezzo dominante del pilota milanese. È un sentimento di vittoria che ne cementa la già forte convinzione nei propri mezzi, aspettando quelle sfide con Fangio che avrebbero caratterizzato la loro rivalità, distante da quel letto d’ospedale che al momento immobilizzava l’argentino dopo l’incidente capitatogli a Monza, in una gara di Formula 2.
A Rouen, Ciccio fece capire le proprie intenzioni al mondo. Non avverte la pioggia. E tantomeno le tre ore di corsa che l’accompagnano fino al traguardo. Non sarebbe servita nessuna caramella dentro la coca cola, per renderlo ancora più veloce di quanto già non fosse alla guida di quella Ferrari 2 litri.
Ciccio, caramella?
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