

VersTREppen
E sono 3. Tre vuol dire entrate nell’Olimpo dei grandi. Sentire il team radio di Lambiase al termine della Sprint Race di sabato con l’elenco dei pochissimi piloti entrati nel ristretto clan dei 3 volte campioni de mondo fa effetto. Lauda, Senna, Piquet …. Chissà come risuonavano nella testa del buon Max. Soprattutto perché per gli altri il palmares è ormai immutabile, mentre per il pilota olandese potrebbe essere anche un risultato nel mezzo del cammin della sua vita (sportiva). Quelle immagini poi viste in Tv, di Schumy che bacia il bambino biondino figlio di Jos , visto con gli occhi di oggi è un vero e proprio passaggio di consegne. Un segno del destino se c’è n’è uno. 26 anni 3 mondiali. Solo Vettel ha fatto meglio ma poi, anche a causa del successivo approdo in Ferrari, il suo cammino si è fermato a 4. Verstappen, che di salire “sul cetriolo rosso” non ci pensa proprio, probabilmente invece arriverà oltre i 4 titoli.
Celebrato il nuovo-vecchio campione del mondo ci sarebbe da parlare di chi segua. E quindi di McLaren, Mercedes e Ferrari. Ma sarebbe veramente tempo perso. Meglio rimandare qualsiasi valutazione, considerazione al 2024. Del resto le prestazioni degli “altri” sono talmente inferiori e alternanti che ogni valutazione lascerebbe il tempo che trova.
Meglio analizzare il disastro di Gp che è andato in mondovisione. Purtroppo per Liberty Media. Ma soprattutto per noi, che ogni volta pensiamo di aver visto il peggio e invece ogni volta ci ritroviamo a dover aggiornare il livello al ribasso.
In pratica una brutta copia made in Qatar. E pensare che questo paese prima che il petrolio entrasse ad occupare il 90% dei suoi introiti basava la sua economia sulle perle. Beh oggi abbiamo assistito a tutto tranne che a una perla. Ma neanche a una copia in plastica.
È stato il trionfo del “no Sense”. Per tutto il week end. Iniziando dalla “spiaggia” sulla quale hanno girato al venerdì, passando per i track limits delle prove del sabato e finire con il pallottoliere della Pirelli la domenica. Abbiamo visto di tutto. Cordoli che rovinano le macchine ma soprattutto le gomme. Tanto che Pirelli, come detto, per il G domenicale ( o Domenicali fate voi…) ha posto un out-out sull’utilizzo delle gomme fissando un target massimo di giri percorribile con ogni treno in 18 giri. Pena, il venir meno alle minie condizioni di sicurezza. E quindi tutti a fare i conti con i giri da poter percorrere con le gomme facendo la differenza tra quelli già fatti nelle prove e quelli ancora disponibili, per arrivare a un totale di 18. Tutti con la calcolatrice in mano. Con conseguenti pit stop forzati, con soste su soste e caos su caos. A complicare ulteriormente le cose, le condizioni climatiche. Temperature e umidità tali da mettere veramente a rischio la salute dei piloti. Uno tra tutti Sergeant costretto a fermarsi per limite fisico raggiunto. Ascoltando il team radio per un attimo il pensiero è andato a Lauda nel 1976 quando al Fuji scese dalla macchina perché aveva paura di correre e il team voleva inventare un guasto tecnico per nascondere la sua “debolezza”. Qua invece è stato proprio il suo box a dirgli di fermarsi e di non vergognarsi di non riuscire più a continuare. Complimenti al box Williams. Il problema è che più piloti sono arrivati al limite . Ocon ha detto di aver vomitato due volte. Al 14esimo e al 15esimo giro. Stroll è sceso a fatica dalla macchina. Russell e Norris staccavano le mani a 330 km/h per cercare un po’ d’aria. Insomma se devo unire i puntini del Qatar esce un grande STOP. A parte i soldi che Liberty media fagocita da gare così, secondo voi c’è un altro motivo per andare a correre su un circuito del genere?
E poi. Tra tutti i pretendenti ad avere un Gp di F 1 che, sempre la suddetta Liberty millanta di avere, possibile che non si riesca proprio a trovare qualcosa di meglio?
O davvero ormai conta solo il contorno?
Perché se così fosse, alla fine basta saperlo perché non ce l’ha ordinato il dottore di vedere la F1. Il motor sport è strapieno di altre categorie avvincenti. Sarebbe il caso di porre rimedio a questo strazio e di ridare dignità a questo sport, che assomiglia sempre più a una marchetta ambulante da miliardi di euro. Prima che a vomitare non siano solo i piloti ma anche gli spettatori.
Ammesso, che non l’abbiano già fatto.
Sergio Mapelli
RIPRODUZIONE VIETATA anche parziale senza il consenso scritto dell’autore
SinfoniaMotore – Tutti i diritti riservati. All rights reserved.