Una domanda per ACI Team Italia

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Una domanda

per

ACI Team Italia

                                         

 

La ridda che si è scatenata contro la formazione dell’Aci Team Italia del rally non mi sorprende. Da sempre c’è chi avrebbe sostenuto questo e non quello, oppure proprio quello ma assolutamente non questo. Di tutto ciò ce ne faremo una ragione. Quello che mi ha incuriosito è semmai altro: da che parte vuole andare Aci Team Italia?

Nata come bazooka sportivo per finanziare nei limiti del possibile le speranze internazionali e iridate dei nostri giovani piedi pesanti, eravamo partiti alla grandissima. Con le R2, Andolfi e Testa stavano andando davvero bene. Non avevano speranze di vincere l’allora Wrc3, appannaggio delle R3, ma la grinta e la determinazione con cui si difendevano avevano inorgoglito più di qualcuno. Anche quando a Testa era subentrato De Tommaso, c’eravamo divertiti. Ho anche un ricordo personale, molto bello: in Finlandia, nel 2016, i finlandesi ci facevano i complimenti in quanto italiani: <Andolfi and De Tommaso are very good, they can do a great career>. E noi a gongolare.

È andata com’è andata, ovvero non è andata. Nessun italiano corre nel Mondiale, ed è un peccato. Le responsabilità sono molto ben distribuite, ma non è questo il punto. Il punto è che oggi Aci Team Italia non si sa dove punti. O meglio, punta solo all’Italia. Quest’anno, il programma federale sosterrà in modi diversi Fabio Andolfi, Luca Bottarelli, Tommaso Ciuffi, Andrea Crugnola (campione italiano in carica), Damiano De Tommaso, Andrea Mazzocchi, Marco Pollara, Alessio Profeta e Alessandro Re. Questi correranno nel Cir. Nell’Italiano Terra ci sarà invece Rachele Somaschini. L’unico a portare la livrea tricolore al di là delle Alpi sarà Alberto Battistolli, nell’Europeo.

Non sono uno di quei giustizialisti dei nomi, tutti chiacchiera e tastiera: sono piloti che vanno molto più di quanto andrei io, nonostante le mie spettacolari evoluzioni a bordo della mia Hyundai i20 1.1 TDi. 75 cavalli di pura lentezza. Mi interessa che dieci degli undici nomi individuati dalla Federazione corrano in Italia. Qualcosa che va in contrasto con lo spirito da cui tutto era partito, ovvero quello di portare nel Mondiale almeno un nostro pilota. Un’idea giusta e bella, riuscita nel 2017 con Antonio Giovinazzi nella Formula 1, ma che ora si trasforma in un modo che in pochi si sarebbero aspettati.

E allora ecco la domanda che vorrei fare ad Aci Team Italia: è cambiata la strategia, o questo è solo un anno di transizione? E se è un anno di transizione, verso dove stiamo traghettando?

 

 

Niccolò Budoia

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