

Tony Rolt
e
Duncan Hamilton
(164 giorni a Le Mans)
Se parli di Tony Rolt illustri una figura particolare.
Un ingegnere.
No.
Un pilota.
No.
Un sopravvissuto alla seconde guerra mondiale.
No.
Tutte e tre le cose e nessuna. Come del resto è stato Duncan Hamilton. Altro uomo capace di rasentare la mitologia del volante, più prossima alla leggenda, che alle normali vicissitudini appartenenti alla carriera di un pilota. Di per sé la sua barba incolta faceva immaginare abbordaggi da corsaro e scontri all’ultimo sangue su galeoni stracarichi d’oro. Ma negli anfratti della sua leggenda Duncan la pelle la rischia per davvero, come agente segreto durante la seconda guerra mondiale. In disperate missioni senza ritorno, per conto dell’Impero Britannico.
C’è una vittoria nella Le Mans del ’53 che va testimoniando quanto affermi. In prova Hamilton e Rolt sono stati squalificati per irregolarità sportiva. Il loro numero di gara è apparso anche su un’altra vettura del team Jaguar per cui corrono. Esclusi dalla corsa. Da buon inglesi pensan bene di smaltire la delusione con una sonora sbornia. Tutta la notte. Leggenda vuole fino alle dieci del mattino successivo, la mattina della gara. Li trovano in condizioni a dir poco pietose. Vengono riammessi ai nastri di partenza, dopo che il presidente della Jaguar, Sir William Lyon, ha pagato una multa a dir poco astronomica. Il colore dei soldi. Avevano già brindato prima…ora c’era solo da vincere per rimettere le cose a posto. Tra brandy e caffè che scientemente si alternano ai box a ogni sosta del duo inglese, in quei rifornimenti a dir poco “inusuali”, oltre ai litri di benzina che finiscono regolarmente dentro al serbatoio della loro C-Type.
Vinsero. Consegnando agli annali di Le Mans la prima vittoria di una vettura dotata di freni a disco.
Non paga, la coppia con tanto alcool in corpo da potersi accendere per autocombustione come una torcia umana, mise a segno un nuovo primato della competizione: più di 4000 km percorsi a oltre 170 di media.
Impressionante. Mai successo.
Viene da chiedersi con le attuali norme antidoping come sarebbe andata a finire questa storia…
Trippling. Tutt’al più. Ecco come lo avremmo definito.
Ma è bello così. Ritrovare figure come Tony Rolt e Duncan Hamilton.
Un ingegnere per un pilota. Al servizio della Jaguar. E di sua Maestà britannica.
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