Schumi e quel giro veloce (a Le Mans)

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Schumi

e

quel giro veloce

(a Le Mans)

 

 

(159 giorni a Le Mans)

 

Quel giorno del 1991 a Le Mans, Schumacher appariva per quello che era. Un pulcino allevato nella filiera di Stoccarda, insieme a Wendlinger, Frentzen e Kreutzpointner. Il meglio della gioventù austro-tedesca a Tre Punte. Baldi e Mass prima. Poi Schlesser sempre con Mass, a vegliare da chiocce attente e protettive su quella brigata di giovani e volitivi piloti germanici.

Michael va veloce. Tanto veloce. In quel biennio alla guida dei prototipi di Peter Sauber gli riesce di vincere anche due gare (Messico e Giappone), nonostante non corra l’intero campionato in ambo le stagioni. E poi quell’unica volta alla 24 Ore, insieme a Wendlinger e Kreuzpointner. In tre fanno appena 69 anni. Quinti all’arrivo, nonostante infiniti problemi al cambio, nel giorno in cui il mondo si accorge del motore rotativo della Mazda 787-B, prima vittoria di una vettura giapponese a Le Mans. Un successo che non impedisce a Schumi di ottenere il giro più veloce della corsa: 3’ 35” 564, conducendo anche la gara da leader assoluto per due giri.

Poca roba, tanta roba. Se il buongiorno si vede dal mattino l’uomo di Kerpen aveva già allora messo in chiaro molti aspetti della propria natura velocistica, non ancora del tutto dichiarata al pianeta Terra.

Schumi e Le Mans.

Forse quel passo gara che ha reso Michael invincibile e immortale con le monoposto è nato proprio qui. Tra le ruote coperte della Sauber Mercedes. Passo veloce e preciso. Da 4 pit stop a Magny-Cours nel 2004.

Altra storia. Michael non c’entra. Si tratta solo di una risposta indiretta a una domanda mai del tutto chiaramente esposta. Per quei conti che in una qualsiasi tasca statistica continuano insistentemente a non tornare. Il più completo di tutti. Lo si sarebbe dovuto  capire al volo già quel 22 giugno, per come aveva messo giù gas sull’asfalto di Le Mans.

“Rumble in the jungle”.

Anche se Kinshasa in quel momento specifico vale meno, decisamente molto meno del bosco di Mulsanne.

Colpa di una freccia d’argento piovuta chissà dove dal cielo di Le Mans. Unica e improvvisa sull’asfalto della Sarhe. Come nessun altra.

Vielen danke.

Herr Schumi.

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