

Rubens, il pilota
di
Hockenheim
“ Tante volte ho aiutato Schumacher a vincere, e uno dei sette titoli mondiali di Schumi dovrebbe essere mio.”
Quante volte l’ho sentito dire proprio in ambito motoristico, di un pilota piuttosto che di un centauro.
“Gli si è chiusa la vena.”
Beh, a Rubens pare che la vena si sia chiusa per davvero, facendo passare un sacrosanto spaghetto a una fetta consistente di appassionati sparsi per il globo terrestre.
Mica giusto Rubens. Mollare la pezza così. Non sarebbe stato nel tuo stile.
In fondo nelle sue lamentele c’era convinzione e fiducia. La convinzione che un giorno un titolo da campione del mondo lo avrebbe effettivamente conquistato e dall’altra parte la fiducia che prima o poi, in qualche modo, sarebbe arrivato.
Non è successo.
Ma sul suo aiuto a Schumi nulla da dire. Più di una volta. Come il giorno della sua prima vittoria proprio in Germania, quasi ventidue anni fa.
Più che il 2003 e la vittoria a Suzuka, piuttosto che l’equivoco austriaco di Zeltweg, fu proprio in quell’umida domenica di proteste sindacali ad Hockenheim l’aiuto più grande di Barrichello alla causa tedesca del Kaiser ferrarista.
Schumacher è fuori alla prima curva per un contatto con la Benetton di Fisichella. Rubens è in fondo, in nona fila dopo una sessione di qualifiche al sabato falsate dalla pioggia e da problemi idraulici alla sua Ferrari. Per Hakkinen e la McLaren sembra una vittoria già scritta, se non fosse per un ex dipendente francese della Mercedes, licenziato in tronco dall’azienda tedesca e qualche goccia di pioggia a dieci giri dalla fine.
La Safety Car, uscita in pista per ragioni di pubblica sicurezza ha dato un mano nell’azzerare il distacco dalla McLaren di Mika, ma per vincere serve mettere sul piatto un rischio indicibile: rimanere con gomme slick su pista umida, dopo una rimonta che più del terzo posto in pista non potrebbe dare.
Dieci giri per vincere o perdere. Rubens resta fuori. L’anfiteatro del Motodrom è un acquitrino, ma i due lunghi rettilinei sono praticamente asciutti.
“Quando arrivai sul traguardo piangevo come un bambino. Avevo dimostrato di meritarmela la macchina Rossa” .
Quel che fu l’inizio di un ciclo vincente, passò anche da quel giorno in Germania.
Non fu solo un aiuto in termini di punti. Fu salvare il morale di Schumi da una maledizione che incombeva a Maranello.
Il più grande della sua fedele carriera da scudiero in Ferrari.
Auguri Rubens.
Non al pittore, ma al pilota di Hockeheim.
Alla sua prima vittoria, in Formula 1.
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