

Rondeau
e
la sua favola
(167 giorni a Le Mans)
Tra le tante favole che il Natale appena passato porta con sé, ho pensato di raccontarne una per certi versi irripetibile, come solo le circostanze della vita sanno svolgere sul viatico dell’esistenza umana.
È il 27 dicembre del 1985. Una Porsche 944 bloccata fra le sbarre di un passaggio a livello viene travolta dall’arrivo di un convoglio all’altezza di Champagne.
L’auto ridotta ad un rottame porta via con sé la vita di Jean Rondeau.
Un pilota. Più precisamente un pilota costruttore, con la fissa di Le Mans (Lui che a Le Mans ci era nato) e l’incorruttibile desiderio di fare sua un giorno. la gara della Sarthe.
Viste le scarse possibilità di poter essere inserito in squadre di primo piano, a metà anni settanta Rondeau decide di diventare costruttore e realizzare in proprio le vetture con cui correre.
Jean gareggia contro. Serissimo Don Chisciotte . Anche i suoi stessi connazionali che mai gli perdoneranno il fatto di preferire il classico Cosworth DFV al francese PRV, negandogli quegli appoggi finanziari e logistici indispensabili per tentare di vedere nuovamente una vettura francese vincente a Le Mans, dopo gli ultimi successi di Matra e Renault.
Ma Rondeau se ne frega e va dritto per la sua strada. Ha capito che il PRV derivato di serie non vale un motore come il Cosworth nato per gareggiare. Se le Mirage di Wyer vincono è anche perché hanno un motore affidabile come il Ford.
Affidabilità. Una sola parola. Quella che serve a Rondeau per vincere a Le Mans.
E in quel 1980 l’affidabilità fu tutto per Rondeau e Jaussaud nel rimanere davanti alla Porsche 908/80 di Ickx e Joest.
La M379B , costruita nel cortile di casa di quell’umano padre da corsa fila al traguardo davanti a tutti, mentre la barchetta tedesca pur essendo più veloce è vittima di una sosta di troppo per problemi al cambio.
Jean Rondeau da Le Mans vince la 24 Ore più famosa al mondo. Finalmente aveva messo la firma sulla sua gara più bella. Quella che voleva a tutti i costi.
27 dicembre 1985.
Non conta un passaggio a livello incustodito, per capire il senso, di una storia impossibile. Dopo che un nativo di Le Mans aveva reso il suo sogno di bambino, la più tangibile delle vittorie.
Senza più un tempo assoluto che descriva, la favola e la poesia.
Di Rondeau Le Mans.
Rondeau
e
la sua favola
(167 giorni a Le Mans)
Tra le tante favole che il Natale appena passato porta con sé, ho pensato di raccontarne una per certi versi irripetibile, come solo le circostanze della vita sanno svolgere sul viatico dell’esistenza umana.
È il 27 dicembre del 1985. Una Porsche 944 bloccata fra le sbarre di un passaggio a livello viene travolta dall’arrivo di un convoglio all’altezza di Champagne.
L’auto ridotta ad un rottame porta via con sé la vita di Jean Rondeau.
Un pilota. Più precisamente un pilota costruttore, con la fissa di Le Mans (Lui che a Le Mans ci era nato) e l’incorruttibile desiderio di fare sua un giorno. la gara della Sarthe.
Viste le scarse possibilità di poter essere inserito in squadre di primo piano, a metà anni settanta Rondeau decide di diventare costruttore e realizzare in proprio le vetture con cui correre.
Jean gareggia contro. Serissimo Don Chisciotte . Anche i suoi stessi connazionali che mai gli perdoneranno il fatto di preferire il classico Cosworth DFV al francese PRV, negandogli quegli appoggi finanziari e logistici indispensabili per tentare di vedere nuovamente una vettura francese vincente a Le Mans, dopo gli ultimi successi di Matra e Renault.
Ma Rondeau se ne frega e va dritto per la sua strada. Ha capito che il PRV derivato di serie non vale un motore come il Cosworth nato per gareggiare. Se le Mirage di Wyer vincono è anche perché hanno un motore affidabile come il Ford.
Affidabilità. Una sola parola. Quella che serve a Rondeau per vincere a Le Mans.
E in quel 1980 l’affidabilità fu tutto per Rondeau e Jaussaud nel rimanere davanti alla Porsche 908/80 di Ickx e Joest.
La M379B , costruita nel cortile di casa di quell’umano padre da corsa fila al traguardo davanti a tutti, mentre la barchetta tedesca pur essendo più veloce è vittima di una sosta di troppo per problemi al cambio.
Jean Rondeau da Le Mans vince la 24 Ore più famosa al mondo. Finalmente aveva messo la firma sulla sua gara più bella. Quella che voleva a tutti i costi.
27 dicembre 1985.
Non conta un passaggio a livello incustodito, per capire il senso, di una storia impossibile. Dopo che un nativo di Le Mans aveva reso il suo sogno di bambino, la più tangibile delle vittorie.
Senza più un tempo assoluto che descriva, la favola e la poesia.
Di Rondeau Le Mans.
Rondeau
e
la sua favola
(167 giorni a Le Mans)
Tra le tante favole che il Natale appena passato porta con sé, ho pensato di raccontarne una per certi versi irripetibile, come solo le circostanze della vita sanno svolgere sul viatico dell’esistenza umana.
È il 27 dicembre del 1985. Una Porsche 944 bloccata fra le sbarre di un passaggio a livello viene travolta dall’arrivo di un convoglio all’altezza di Champagne.
L’auto ridotta ad un rottame porta via con sé la vita di Jean Rondeau.
Un pilota. Più precisamente un pilota costruttore, con la fissa di Le Mans (Lui che a Le Mans ci era nato) e l’incorruttibile desiderio di fare sua un giorno. la gara della Sarthe.
Viste le scarse possibilità di poter essere inserito in squadre di primo piano, a metà anni settanta Rondeau decide di diventare costruttore e realizzare in proprio le vetture con cui correre.
Jean gareggia contro. Serissimo Don Chisciotte . Anche i suoi stessi connazionali che mai gli perdoneranno il fatto di preferire il classico Cosworth DFV al francese PRV, negandogli quegli appoggi finanziari e logistici indispensabili per tentare di vedere nuovamente una vettura francese vincente a Le Mans, dopo gli ultimi successi di Matra e Renault.
Ma Rondeau se ne frega e va dritto per la sua strada. Ha capito che il PRV derivato di serie non vale un motore come il Cosworth nato per gareggiare. Se le Mirage di Wyer vincono è anche perché hanno un motore affidabile come il Ford.
Affidabilità. Una sola parola. Quella che serve a Rondeau per vincere a Le Mans.
E in quel 1980 l’affidabilità fu tutto per Rondeau e Jaussaud nel rimanere davanti alla Porsche 908/80 di Ickx e Joest.
La M379B , costruita nel cortile di casa di quell’umano padre da corsa fila al traguardo davanti a tutti, mentre la barchetta tedesca pur essendo più veloce è vittima di una sosta di troppo per problemi al cambio.
Jean Rondeau da Le Mans vince la 24 Ore più famosa al mondo. Finalmente aveva messo la firma sulla sua gara più bella. Quella che voleva a tutti i costi.
27 dicembre 1985.
Non conta un passaggio a livello incustodito, per capire il senso, di una storia impossibile. Dopo che un nativo di Le Mans aveva reso il suo sogno di bambino, la più tangibile delle vittorie.
Senza più un tempo assoluto che descriva, la favola e la poesia.
Di Rondeau Le Mans.
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