Quella pole di Pierluigi Martini a Le Mans

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Quella pole

di

Pierluigi Martini

a

Le Mans

 

(166 giorni a Le Mans)

 

“E mutor.”

Il cavallo d’acciaio.

La Romagna in cui sono nato è fatta così: godereccia, instancabile e piena di vitalità.

“I fatti e non pugnette” di Cevoli sono realtà conclamata. E quando i fatti “cosano” c’è poca da fare. La chiacchiera non vale più nulla.

Pierluigi Martini è la perfetta sublimazione di tutto ciò. Metti un romagnolo all’interno di una vettura da corsa. Questa volta “e mutor” (il motore), da domare è alle proprie spalle e non a cavalcioni di una sella, per quattro ruote da ammansire all’unisono. Il doppio esatto dell’iconica trasmutazione equina di una motocicletta in lucente metallo.

“Dai de gas…”

Verrebbe da dirmi. E Piero in vita sua ne ha dato a manciate col suo piede destro, scoprendo la pagina migliore della sua carriera lontano dalla Formula 1. Quando Le Mans appare come una prospettiva inaspettata e inusuale, riaprendo il capitolo di quell’unica apparizione (fino a quel momento) in carriera avvenuta nell’84,a bordo della bellissima Lancia Martini LC2. La squadra capitanata dal sempre abbronzato Cesare Fiorio.

Ci pensa un amico come Alboreto a mettere una buona parola col Conte Zanon. Dodici anni più tardi. Una Porsche 935 T.W.R. tre litri del team Joest attende Piero per un test al Paul Ricard. Freddezza teutonica e fiducia da conquistare senza tanti salamelecchi. “Fare qualche giro per prendere contatto con vettura. Bitte.” A Piero, Joest non regala certo il calore di un’accoglienza romagnolicamente espansiva, come si trattasse di un ballerino di una qualunque mazurka di periferia.

Altro che sentirsi a casa.

“Dai de gas…ancora.”

Martini non vede nemmeno il tempo di Reuter (il pilota prediletto di Joest). Tutti dietro. Dalla Romagna con furore.

-‘Sto crucco “invornito”  (persona poco sveglia….).  Non ha mica capito.-

Invornito sì ma non cretino. Joest asseconda Martini. Capisce che Piero ha piede e cervello. A Le Mans può fare cose importanti regalandogli qualcosa che Reinold non ha mai conquistato a Le Mans.

-Piero fare tu eine cortesia per tuo capo Ja? Mie macchine mai partite palo di Le Mans. Tu fare me questo regalo? Ja? Danke Piero.-

A Joest mancava la pole sui 13 chilometri e passa del circuito francese. Piero è come una folgorazione sulla Via di Damasco della velocità e della Sarthe. L’uomo giusto, da lanciare a fionda in piena notte sul rettilineo dell’Hunaudières.

Per partire finalmente davanti a tutti.

3’ 46” 682.

Pole position.

Sempre pensato. Così si fa.

“Dai de gas” Piero.

Quando uno nasce in Romagna, non può che essere così.

Fino a vincere con quel capo tedesco freddo come il marmo anche la corsa.

Qualche anno più tardi…

(segue)

 

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