Quel mondiale di Schumi a luglio

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Quel mondiale di Schumi a luglio

 

Lascio ad altri l’onore e l’onere di raccontare questo Gran Premio di Francia prossimo venturo. La forma del presente. Coi suoi molti vizi ( da consuetudine) e le sue poche virtù.

Di certo col passare del tempo rimane il solido del risultato.

Espresso in pista.

Arrivavi il giovedì. Mettevi in pista la macchina il venerdì e te ne andavi ricoperto di gloria la domenica sera. Prassi esecutiva se ti chiamavi Michael Schumacher e ti ritrovavi alla guida di una F-2002. Una sorta di corazzata invincibile made in Maranello. Giunti a Magny Cours, su dieci gare disputate Schumi ha già ottenuto sette vittorie. Otto per la Ferrari, considerando il centro di Rubens al Nürburgring nel Gran Premio d’Europa.

Un dominio pressoché incontrastato. Frutto anche della gestione assolutistica  professata da Todt al muretto. Ragion di stato. O meglio, le ragioni di quel Cavallino a trazione tedesca e cervello francese.

Così alla vigilia della gara transalpina può succedere qualcosa in grado di sottolineare ulteriormente il dominio in Rosso in quel campionato. Può succedere di aggiudicarsi un mondiale piloti da disputarsi  su 17 prove già nel cuore dell’estate, il 21 luglio, con sei gare d’anticipo. Migliorando quanto fatto l’anno precedente sempre da Schumi, diventato campione del mondo piloti per la seconda volta consecutiva con la Ferrari a Budapest il 19 agosto. Quando di prove al termine del campionato ne mancano quattro.

Mai successo.

Impressionante.

Più di quanto un drive-throught al 35° giro per aver toccato la linea bianca d’uscita dai box dopo il rifornimento possa smuovere le vincenti certezze di quella Ferrari. Prima al traguardo, anche grazie all’olio lasciato in pista dalla Toyota di McNish che mandò lungo la McLaren di Raikkonen alla curva Adelaide.

Un dominio incontrastato. Sei anni dopo quella rottura nel giro di ricognizione proprio qui, nel Gran Premio di Francia. A quella stessa curva in grado di regalare in quel momento al Kaiser di Maranello il quinto titolo in carriera, pareggiando definitivamente i conti col Maestro Fangio.

Dalle stalle alle stelle.

In 72 mesi tutto era cambiato.

Eppure.

Eppure 20 anni dopo fa un certo effetto, il solo pensare come un titolo mondiale a luglio di Schumi e la Ferrari, potesse sembrare.

Una cosa del tutto normale.

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