Quel giorno a Le Mans (Roberto Lacorte)

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Quel giorno

a

Le Mans

(Roberto Lacorte)

 

(141 giorni a Le Mans)

 

Quando ci penso ho ancora i brividi.

Se mi soffermo a riflettere su come sia nato “Quel giorno a Le Mans (341.3)” c’è sempre la medesima fotografia a rammentarmelo. Un uomo che piange davanti a una telecamera dopo aver disputato la prima 24 Ore della sua vita, sfidando il circuito della Sarthe.

A dirla tutta…quell’uomo è stato bravo a convincermi non con la forza delle sue parole.

Ma del suo silenzio.

“Ho lasciato la 47. Le ho dato un bacio. Perché veramente…”

Quella pausa infinita  di Roberto Lacorte dopo la parola “veramente” Mi colpì nell’animo. Mi colpisce tuttora. Intensa, struggente.

Universale.

Avevo capito.

Era una storia che andava raccontata, per il suo valore civile, nascosto sotto l’abito di quello sportivo.  Pensavo così allora, e oggi… be’, l’oggi è la voce presente di quell’eco passato.

Ho creduto bastasse un post dal mio blog. Mi sbagliavo.

È venuto di più.

Molto di più.

Tanto di più.

Quei mesi trascorsi al fianco degli uomini del Team Cetilar hanno finito con l’essere parte del mio cammino sul sentiero della vita. Narrare. Quell’uomo così bravo col suo silenzio a farmi sentire parte di qualcosa più grande di me, ha voluto che raccontassi la loro storia a Le Mans. Me lo chiese un giorno in un messaggio per telefono.

Titubai.

Non capii.

Ma accettai.

“…è stata forte.”

Ci sono tre cose che si dovrebbero  fare nella vita: piantare un albero, scrivere un libro e avere un figlio. Parole  del poeta e scrittore cubano Josè Martì.

Nel mio piccolo posso vantarmi di averle fatte tutte e tre.

Ascoltando il silenzio di un uomo.

Che aveva appena finito.

La sua prima Le Mans.

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