

Oltre il Belgio
di
Schumi
Riflessioni del giorno dopo.
Anzi no. Perché è già dopodomani.
In tutta onestà. Nell’esprimere una mia opinione e un giudizio sommario su quanto successo poi domenica in Ungheria, posso solo dirvi che non mi aspettavo nulla di diverso da quanto accaduto.
Presuntuoso, direte voi. Può darsi. Ma ognuno, nel valutare la realtà utilizza gli strumenti di cui sia in possesso. Aspettarsi che un fico cominci a fare il pero è pressoché impossibile. Allo stesso modo non si può chiedere a un professionista (o chi per esso) di mutuare all’uopo una modalità lavorativa, un processo, una metodologia appresa nel tempo in un istante.
Ci si fida del proprio Know-How. Giusto o sbagliato che sia.
Però una cosa, in modo del tutto istintiva posso dirvela. La Ferrari è stato anche altro. Per altri uomini. Anche se ovviamente in altri contesti. Dovessi mai soffermarmi alla logica dell’imprevisto ecco, a Maranello in passato tale frangente è stato affrontato in modo diametralmente opposto. E questo (come spesso riporto nei miei scritti) rimane un fatto. A testimonianza di ciò che è stato l’operato di quegli uomini, nel team che andavano a comporre.
In me, (per ciò che la mia personale biblioteca dei ricordi da corsa conservi nella mia mente), emerge un ricordo prezioso. Istintivo e immediato. Un Gran Premio del Belgio di 25 anni fa. Un tonante temporale che allaga la pista apparentemente in modo irrimediabile poco prima della partenza.
“Montiamo le gomme intermedie, non quelle da pioggia.”
Qualche minuto al via. Schumacher decide di cambiare macchina. Rientra ai box, prende il muletto che ha un telaio più leggero e meno benzina a bordo. Il tempo di un giro e di un rapido conciliabolo via radio con Ross Brawn. Un azzardo assoluto. O forse solo un atto dettato dall’istinto, basato sulla reciproca fiducia tra pilota e ingegnere.
Sullo schieramento di partenza gli uomini Ferrari sono alle prese con un alacre lavoro di messa a punto attorno alla sua vettura. Cambiano assetto, incidenza delle ali, adattando la macchina alle richieste del campione tedesco e di quella folle indicazione di montare gomme intermedie.
Quando il resto del mondo naviga a vista con le full wet.
Tre giri in regime di Safety Car. Prima partenza in Formula 1 dietro ai lampeggianti della vettura di sicurezza. Al quarto passaggio è corsa vera. Schumacher è già leader indiscusso della corsa, superando con irrisoria facilità sia la Benetton di Alesi che la Williams di Villeneuve. Via così, al comando fino alla bandiera a scacchi. Per una vittoria nemmeno ipotizzabile alla vigilia del weekend belga.
Ecco cosa ricordi, di diverso quel giorno a Spa rispetto all’Ungheria di domenica.
Una Rossa Ferrari vincente al traguardo, sulla base di una logica, impossibile per tutti gli altri.
Oltre il Belgio di Schumi.
E la sua cieca fiducia in Ross Brawn
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