

Niente di nuovo in F1
E sono 12 come nessuno prima. Dodici vittorie bevute d’un fiato come se fossero Red Bull. E infatti lo sono. Sarà anche una bevanda ma qua si sente odore di cannibali. La cronaca è la solita. Il Gp è praticamente durato 15 metri. Quelli che Max ha recuperato a Hamilton, miracolosamente partito in pole, per poi passarlo d’autorità alla prima curva senza lasciare diritto di replica, andando a vincere un’altra gara col braccio fuori dal finestrino. Hamilton ha tentato di resistere ma in modo errato, tanto che ne hanno approfittato entrambe le McLaren che partivano subito dietro i due campioni del mondo. McLaren che poi hanno disputato un altro Gp degno di nota. Giusto per dimostrare che Silverstone non è stata solo una gara figlia di circostanze o di layout del circuito. No. La McLaren ha fatto il salto in avanti che l’ingegnere Stella aveva promesso per settembre. In realtà è arrivato prima. Esattamente il contrario della Ferrari che promette, promette e non arriva mai.
E qua parte il vero nodo della questione che vorrei trattare oggi. Ossia vale ancora la pena insistere su un progetto così lacunoso tentando di rattoppare qua e là i vari difetti senza mai risolverli in modo definitivo, anzi scoprendone dei nuovi?
Proprio lo step fatto dalla McLaren traccia la linea di delimitazione su quale sia, ormai chiaramente, la filosofia progettuale vincente prodotta dai regolamenti in essere dal 2022. Se noi guardiamo la McLaren sin dal primo giorno si è visto che l’idea di fondo del progetto MCL60 fondava le sue radici nello stesso terreno aerodinamico della Red Bull. I risultati erano chiaramente in deficit ma la rinascita delle ultime due corse, ci dice che se l’idea di base è quella giusta sicuramente prima o poi all’obiettivo si arriva. Vuoi usando il know how interno. Vuoi copiando da chi, utilizzando la stessa filosofia progettuale ha saputo ottenere risultati strabilianti. Alla fine si arriva a Silverstone e a Budapest da protagonisti. E qua casca l’asino, diceva Totò.
La Ferrari di binottiana genia, è figlia di una filosofia perdente ormai è chiaro. E quindi questo porta a 3 fondamentali questioni.
La prima: anche se la Ferrari riuscisse mai ad estrarre il 100% del potenziale del progetto SF-23 sarebbe comunque dietro alla Red Bull, figlia di una concezione aerodinamica completamente diversa e ahimè assolutamente vincente. Come dire. Io posso costruire la miglior barca a remi del mondo. Ma non batterò mai un motoscafo.
E qua arriviamo alla seconda: vale quindi la pena continuare a investire soldi nella barca a remi sapendo che non batterò mai, per chiare disparità progettuali, un motoscafo?
Tradotto: vale la pena continuare a dedicare tempo ad un progetto e a un’idea perdente in partenza?
E adesso vi intristisco ulteriormente con la terza che è questa: varrà inoltre la pena di investire su un progetto che sposerà per forza di cose la filosofia progettuale della Red Bull partendo però con almeno due anni di gap tecnico? Sapendo per di più che i bibitari sfornano e sforneranno, in barba ad ogni budget cap, modifiche a profusione senza mai sbagliarne una ?
Avete già capito dove sto tristemente andando a parare. Cosa che, per chi legge Sinfonia Motore da qualche mese avrà già sicuramente letto. Ovvero,….lo dico con un numero. Quello che fa paura ma che inesorabilmente sarà il riferimento.
2026!
Probabilmente il presunto presidente della Ferrari, che non nomino per non scomodare la tomba del Drake, quando fece questo numero che al tempo ci fece ridere in realtà non stava per niente scherzando. E purtroppo ce ne stiamo accorgendo mese dopo mese, GP dopo GP anno dopo anno, sconfitta dopo sconfitta.
Eh già. L’avevo già scritto e l’avevo già detto, ma ora ho la triste, cruda e desolante consapevolezza di aver avuto ragione. È sempre brutto dire l’avevo detto. Soprattutto quando la previsione è nefasta, ma….l’avevo detto.
Lo so buttare delusione sul Cavallino in rilievo è come sparare sulla Croce Rossa.
Ma a volte è meglio una brutta verità che una bella bugia. E noi di belle bugie ne avremmo anche i battistrada pieni.
A Sinfonia la buttiamo lì…poi a Maranello sapranno sicuramente cosa fare.
Magari un giorno sentiremo…” tutto nuovo in F1″.
E così sia.
Dopo Raikkonen campione del mondo.
Sergio Mapelli
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