

Martini
e
quel
Gran Premio
a
Le Mans
(165 giorni a Le Mans)
“Te la senti di tornare in macchina? C’è da correre un GP per vincere la corsa.”
In altre parole il bollettino di guerra diffuso da Radio Mosca. Eroi per la patria. Solo che non si tratta di essere in guerra, anche se là fuori sembra esserci una battaglia risolutiva.
Piero te la senti?
Pare che in questo pilota romagnolo la lingua tedesca sia foriera di nobili imprese e gesta impossibili sulla Sarthe, nel fare quello che nessun altro collega avesse tentato prima di lui.
Joest gli aveva chiesto una pole. Adesso c’era in ballo una possibile vittoria con un’altra vettura teutonica, che a Le Mans non ha mai vinto, proprio come Piero. Una congiunzione astrale. La perfetta sinergia tra uomo e tecnologia. Su quella macchina Martini ha messo tutto se stesso. Ha portato avanti interminabili sessioni di collaudo al Paul Ricard, ha aiutato i tecnici bavaresi della BMW e quelli inglesi della Williams come nessun altro nel lavoro di messa a punto di quella splendida barchetta bianca. Ne viene la V12 LMR, diretta discente di quella V12 LM già di per sé magnifica ma non altrettanto solida. Colpa di cuscinetti ruota difettosi che tendono inopinatamente a grippare. Altro lavoro e in quel ’99 la vittoria a Le Mans è a un passo. Sarebbe la prima volta, sia per macchina che pilota.
Mezzogiorno.
Piero è tranquillo.
Ha fatto il suo, lasciando ai compagni di squadra la sua BMW al comando. Fine dei turni di guida. Fine. Per un brivido lungo la schiena che corre più veloce del rettilineo dell’Hunaudiéres. Winkelock fa un dritto, perde tempo, rimette tutto in gioco. Fino all’altro angolo del paddock. Dove si trova il box Toyota con Katayama in pista.
Bisogna compiere un’altra impresa. Come la pole per Joest. Glielo fa capire chiaramente anche Berger, da uomo BMW.
“Nein secondo. Te la senti di tornare in macchina?”
Piero accetta. Sangue romagnolo. Ma questa volta il libro “Cuore” c’entra poco, anzi nulla.
Di cuore, c’è solo quello di un pilota che ha accettato l’ennesima sfida lanciata dal banco della 24 Ore alla sua persona.
Sì.
Piero Martini se la sente. Se l’è sentita. Di vincere Le Mans.
Correndo con la sua BMW a ritmo da Gran Premio. Fino al traguardo.
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