Lo sguardo

di

Roberto

(129 giorni a Le Mans)

Nell’accompagnare Serna ai box lo vedo scomparire dietro una parete. Ne esce con casco in testa e guanti infilati.

Tra poco tocca a lui.

Mi guardo attorno. Tanta stanchezza e poca voglia di parlare. Tra quanto successo giovedì e quello che è stata la gara fino a quel momento ci sono davvero pochi motivi per gioire.

“ Ci si è messo anche il culo coi fanali posteriori…”

Una foratura che gli ha fatto perdere un’eternità e un fanale che al posteriore non funzionava. Un altro quarto d’ora di tempo che nessuno sull’orologio di Le Mans ti restituirà più.

Matteino, uno dei meccanici più giovani mi regala un sorriso e questa frase, che sa di dignitosa rassegnazione. Anche se non è finita. Finché non è finita.

Lo capisco poco dopo. La 47 arriva ai box. Pit completo e cambio pilota. Trevisan prima urla qualcosa ad Amadio con ancora le cuffie in testa poi sferra una pedata a una gomma a terra. Un piatto destro come nemmeno Gentile nel marcare Zico al Mundial di Spagna avrebbe potuto.

È andato in macchina un treno di gomme sbagliato.

Succede.

Quando “Miss Under standing” passa dai box di una squadra corse.

La 47 riparte con Serna alla guida. Ma davanti a me ho un fantasma. Bianco e provato.

“ Robbie come va la macchina ? ”

Un cenno di assenso a Pescatori, con quel poco di energia che gli rimane in corpo. Roberto nel suo turno di guida ha spremuto l’impossibile. Mi vede di sfuggita. Mi rivolge un cenno col mignolo della mano destra. Quel che resta di vitale per rispondermi, penso.

Neanche il tempo di rendermene conto ed è già circondato dalla troupe di documentaristi con le loro cineprese.

Lacrime, sudore e sangue.

Aveva dato tutto Robbie.

E quello sguardo a Le Mans non lo dimenticherò mai.

Per il resto dei miei giorni. Da spettatore incredulo.

RIPRODUZIONE VIETATA anche parziale senza il consenso scritto dell’autore
SinfoniaMotore – Tutti i diritti riservati. All rights reserved.