

Liberi tutti
il
venerdì
(133 giorni a Le Mans)
“ Allora? Ce la fanno?”
Dall’altro capo del telefono Niccolò Budoia. Veneto. Giornalista. Preoccupato quanto me. Se non di più.
“Sì Nico, ho appena parlato con uno dei meccanici.”
“Grandi.”
Vero.
Grandi. La macchina è a pezzi e tocchetti. Il cambio in un angolo, la carrozzeria sparsa sull’asfalto fuori dal box e la scocca sui cavalletti. Integra e intatta. La speranza può prendere corpo.
Questa volta non sarà un successo arrivare in fondo a una 24 Ore. Anche solo partire e prendervi parte sarà qualcosa da ricordare.
Nella propria memoria.
Giorno particolare il venerdì in questo angolo di mondo. Il pubblico entra in pit lane e può osservare i meccanici al lavoro, le squadre in attesa di ciò che avverrà l’indomani.
La partenza.
La gara.
L’attesa del traguardo.
Difficile spiegare tutto questo venerdì a chi segua solo il mondo delle monoposto.
Tommy si pianta davanti al box Toyota. Per due ore e mezza sarà impossibile smuoverlo da lì. Arrivo al ponte Dunlop meditabondo. Torno indietro e vedo Roberto che abbraccio fraternamente, come comparso dal nulla.
“Tranquillo ce la faremo. Giorgio riposa in albergo. Oggi c’è la parata. Si va a mangiare?”
Già. La parata. M’invita a pranzo a mangiare con loro. Ma poi preferisco ritirarmi nei miei appartamenti e vagare in solitudine nel paddock di Le Mans, andare con la SQUAD al museo e farmi un’idea di ciò che sto respirando.
Un mondo perfetto Le Mans.
Ognuno, può ritagliarsi la realtà a propria immagine e somiglianza. Il menù serale offerto dal bosco di Mulsanne prevede spiedo e vino da cantina veneta da campo gentilmente offerto da Checco e la dolce consorte Edda.
Dopo cena. Tommy,il “mio” avvocato a Le Mans mi prende sotto braccio come un curato.
“ Venga Dott. Tozzi. Andiamo in seconda variante.”
Privilegi del Bosco. E di essere incollati al rettilineo dell’Hunaudières.
Cinquecento metri a piedi e ci siamo.
“ Guarda il dislivello tra l’interno e l’esterno della curva. Ci sarà più di un metro. Sai che vuol dire sbagliare il punto di frenata qui arrivando a 330 all’ora ? Come altrove a Le Mans eh…”
Nel suo arringarmi è come insito un implicito segreto.
Correre qui è qualcosa di magico e tremendamente difficile.
Ora sapevo.
L’avevo capito. Liberi tutti. Era solo venerdì ma per me poteva bastare.
Non un metro in piano.
Ero diventato parte del segreto di Le Mans.
A pieno diritto.
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