Le vedove in Rosso

HEADER-TITOLO-ALMANACCO-senza-foto

 

Le vedove in Rosso

 

Grande paese l’Italia. Ma soprattutto gli italiani.
Siamo fantastici ! Abbiamo la capacità di fare acrobazie psico – emozionali degne del miglior trapezista del circo Togni. Sono più o meno 3 anni che ne sentiamo di tutte su Binotto. E, nel 90% dei casi erano accuse e non lodi. E ora all’improvviso sembra che la Ferrari stia perdendo Adrian Newey e Toto Wolff messi assieme.

Ma facciamo un po’ di ordine, perché altrimenti poi si vira nell’ambito della simpatia – antipatia che quasi sempre non sono indicatori forieri di lucide analisi.

L’ing. Binotto assurge agli occhi dei meno addetti ai lavori in ambito motoristico attorno al 2014, dopo una carriera sempre in ascesa all’interno del team quando al suo nome si affianca quello di “responsabile”  del reparto power unit . E tutto questo per volontà e la benedizione di Sergio Marchionne.  Un’importantissima investitura in un momento particolarmente storico per la F1. Una sorta di ritorno “al passato”  che riconsegna al motore o meglio alle nuove PU un’importanza che per anni era stata quasi offuscata da sua maestà l’aereodinamica. Un revival della sentenza emessa dal grande Vecchio, quando disse che ” chi parla di aereodinamica lo fa perché non sa costruire i motori” ( Non sempre il grande Enzo l’ha imbroccata…). Comunque sia la miglior occasione possibile per l’ingegnere motorista nato a Losanna e professionalmente cresciuto a Maranello. Ora non serve ricordare le vicende Ferrari dei mondiali disputati dal 2014 al 2018, perché va bene farsi del male ma non siamo masochisti. Soprattutto sotto l’aspetto PU, relativa potenza e competitività.  Sia chiaro, come nel calcio si vince in 11 e si perde in 11. Nella F1 moderna si vince in 1000 e si perde in 1000. Fermo restando che gli stipendi, le responsabilità, gli onori e gli oneri di chi sta in campo o in pista sono diversi da chi stia in fabbrica. Ma se vuoi fare il team principal sai anche a cosa tu vada incontro. E quindi, se i risultati arrivano sei il “deus ex machina”, quando non arrivano diventi il “parafulmine”. Sta di fatto che sul suo biglietto da visita la voce“team principal” compare nel 2019 al posto di Arrivabene al quale, si dice, lui stesso abbia “fatto le scarpe”. Ma queste sono illazioni  Esattamente come quelle che del resto leggo apparire in questi giorni da varie parti e che vedono Leclerc come principale causa (presunta) di questo addio.
Ma scarpe o non scarpe il 2019 parte con queste promesse enunciate dal Mattia nazionale: ” puntiamo a qualche vittoria per poi aprire un ciclo nelle stagioni a venire” . Testo e musica dello stesso autore. La storia poi, narrerà invece una delle più cupe vicende nella storia del marchio di Maranello. Ufficialmente “preso con le mani nella marmellata”( per dirlo alla Verstappen).Marmellata di cui nessuno al mondo mai saprà il “sapore” oltre ai pochi eletti chiusi in un ufficio di Parigi con l’insegna FIA appesa sulla porta. E quindi oltre alla figuraccia la Ferrari si è trovata anche a pagare a carissimo prezzo un’ ipotetica truffa regolamentare che ha trascinato i suoi effetti nelle stagioni ‘20 e ‘21. Quindi il messaggio che è passato è stato: la Ferrari ha corso con un motore irregolare. E quindi di chi era la colpa? E qua vorrei ricordare ai suoi estimatori dell’ultima ora che in quei mesi a Binotto si rinfacciava a caratteri cubitali , non solo la colpa di aver prodotto qualcosa di altamente irregolare , ma anche la mancanza di attributi per quello che i rivali della Mercedes stavano producendo a profusione in barba alle regole della FIA senza che nessuno avesse il coraggio di “picchiare i pugni sul tavolo”. Ricordo perfettamente articoli su articoli che ricordavano la Ferrari 637 messa in pista dal Drake a mo’ di minaccia di verso la F1 per istinto di abbandono.  Ed è proprio in quell’occasione che qualcuno o forse molti, iniziarono ad arricciare il naso sulle sue qualità di TP ( oltre che di motorista) . Perplessità che si andavano ad aggiungere ad una gestione per lo meno discutibile sui rapporti tra i due piloti. Soprattutto per le gerarchie in pista tra Vettel e Leclerc.  Cosa per altro replicata anche quest’anno con la coppia Leclerc-Sainz. Quindi. se vogliamo fare una sintesi di “Bartaliana” memoria: “Tutto sbagliato, tutto da rifare “.

E infatti è quello che Binotto decide di fare. Tutto. Tra il detto e non detto, almeno agli inizi del 2020 e poi il chiaramente dichiarato nel corso dell’orribile 2020, il TP di Losanna comincia la campagna propagandistica “we believe in 2022” che scorre come un fiume nascosto dal più pomposo #essereferrari, che nel giro di qualche mese è passato dall’essere orgoglio nazional popolare a quasi una presa in giro. Tutto questo condito, oltre che da pessime prestazioni della vettura anche dallo scempio  di fantasiose  strategie e scelte di varia natura fatte dal muretto Ferrari. Abitudini protratte per altro sino a qualche giorno fa e MAI risolte. Quindi si torna alle roboanti affermazioni portate avanti per oltre 2 anni , in cui si chiedeva pazienza ai tifosi della Ferrari. E non per un mese o due o mezza stagione. No per due, dico due(!) anni. Pazienza che sarebbe però stata ampiamente ripagata dalla vettura del 2022, la cui progettazione stava risucchiando gran parte delle risorse degli uomini in Rosso. E come tutti “i fedeli del culto di Maranello” i tifosi della Ferrari hanno sepolto l’ascia di guerra, acceso il calumet della pace e aperto il libro della pazienza e della speranza. Insomma aprire la bocca per inghiottire figure e rospi di dimensioni bibliche per circa 50 GP mal contati in attesa della riscossa. Ma la fede è fede. E a dire il vero dopo 6 GP di questo fatidico 2022 sembrava proprio che tanta dedizione tante preghiere avessero sortito il miracolo richiesto. La macchina 2022 era veramente un miracolo. Il profeta Mattia aveva ragione e il Messia monegasco il prescelto o predestinato (scegliete voi) volava. Ma proprio mentre il popolo in Rosso ritrovava la sua via, tutto viene a crollare. Si scopre che Babbo Natale non esiste e che, tolto il trucco, la bellissima donna ammirata per 3 mesi in realtà era piena di difetti rughe e cellulite. Ma non solo la macchina smette di essere vincente. Anche quando potrebbe esserlo, il box riesce in imprese epiche pur di non vincere. E per tutta questa narrazione di una stagione che è fallimentare, ad ogni singolo GP ( tranne i 4 vinti) c’era qualcosa di sbagliato o clamorosamente sbagliato compiuto dal team. E quando parlo di team parlo a 360 gradi. Ma se un team fatto di tante persone e tante professionalità, fa errori nel 70% delle sue performance allora spesso il problema sta in chi le dirige. E questo è stato il “sentimet” di quasi tutti i ferraristi. Giornalisti o semplici tifosi. Tutti i rivoli dei vari errori risalivano ad un unica fonte che prima di un nome e un cognome ha un ruolo come bersaglio.
E tutto questo mentre gli avversari spesso ripresi in mondovisione ridacchiavano delle scelte fatte dal team di Maranello. Ricordiamocelo perché altrimenti abbiamo tutti la memoria del pesce rosso. Quindi a tutti quelli che dopo aver criticato Binotto per un anno, un minuto dopo le dimissioni stiano già tessendo le lodi “post mortem” del miglior TP degli ultimi anni ferraristi, piangendo il fatto che stia portando in altri lidi (audi) tutta questo carisma prestigio e know how faccio una richiesta . Ditemi ora e non tra 1 anno di chi saranno imeriti o i demeriti dei risultati della Ferrari del 2023. Perché  sarà sin troppo facile dare i meriti a Binotto per un eventuale vincita nel 2023 sostenendo, anche a ragione, che il padre della macchina 2023 è il buon Mattia. Così come sarà facile dire , in caso di risultati pessimi che “allora la colpa non era di Binotto..”
Chiaramente per onestà intellettuale non sarà, a mio parere, altrettanto valido il giochino inverso.
Per quanto mi riguarda non sarò una ” vedova” del ferrarista di Losanna.

Almeno lo dichiaro prima.
In bocca al lupo Mattia.

Sergio Mapelli

 

logo sinfonia motore almanacco

RIPRODUZIONE VIETATA anche parziale senza il consenso scritto dell’autore
SinfoniaMotore – Tutti i diritti riservati. All rights reserved.