L’Amleto di Vasseur

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L’Amleto di Vasseur

 

 

«Cambiare, o non cambiare, questo è il dilemma:

se sia più nobile nella mente soffrire i

colpi di Red Bull e i dardi d’Aston Martin

o prender ingegneri contro un mare di problemi

e, opponendosi, per loro fine? Continuare, cessare…

con un progetto che ponga fine

al dolore del cuore e ai mille problemi progettuali

di cui è erede la di Binotto SF23. È una conclusione

da desiderarsi devotamente. Sviluppare, gettare. Nulla più.

Rifare, forse sognare.

Perché in quel progetto morto quali sogni iridati  possano venire

dopo essere cosi impreparati a questo groviglio mortale

Riflettere. Lo scrupolo a cangiare

una vettura con una vita così lunga.

Oppure assai breve.

 

 

Probabilmente Vasseur  tutti questi dubbi non li ha. O meglio da ieri non li ha più. La classifica di domenica è più crudelmente fedele alla realtà delle risposte dello specchio di Biancaneve.

La classifica del GP di Gedda è la fredda , dura , cruda realtà dei valori che le vetture scese in pista ieri possono esprimere. Non a caso sembra il gioco delle coppie. Due RB , seguite da due Aston ( se Stroll non avesse rotto) poi due Mercedes , due Ferrari, due Alpine, due Haas e via fino alla fine.

Il gran premio d’Arabia personalmente mi ha stimolato due pensieri. IL PRIMO l’ho già in parte sviscerato e ho anche dato il mio parere già 15 giorni fa. E cioè. Vale la pena continuare a sviluppare un progetto morto in partenza? Ieri nel momento in cui le due RB hanno fatto sul serio alternandosi nei giri veloci tra loro ( e non credo dando il 100%!) e la Ferrari c’erano oltre 2 “ al giro. Neanche nel Wec c’è tanto distacco tra una classe e l’altra. Questa SF23 girava più lenta delle progenitrice SF75! E sentire Leclerc a fine gara dire che anche qua la Ferrari ha avuto più degrado degli altri è per lo meno sconfortante. Ormai è chiaro che l’aereodinamica, l’affidabilità, le prestazioni  ma soprattutto i cinematismi delle sospensioni non permetteranno mai a questo “boccone “ avvelenato lasciato dall’ex Binotto di competere per la vittoria in questo 2023. E dover fare questa considerazione dopo solo 2 GP è quanto meno deprimente. E ancora più deprimente è pensare che ne sarebbe bastato uno. Esattamente come è bastato alla Mercedes che a quanto pare tra il morire e il dormire ha scelto il …cambiare. Toto ha fatto il mea culpa in mondovisione si è preso le sue responsabilità ha dichiarato il fallimento della loro filosofia progettuale e ha detto stop. Proprio come il big ben di Tortoriana memoria. Quindi la “zero pod phylosophy” ha chiuso i battenti. Si passa al piano B. A breve vedremo una W15 o una W14 bis, fate vobis. Certo è molto più semplice passare dal piano A al piano B se …si dispone di un piano B. Perché se, fidandosi delle clamorose rivelazioni dei tuoi (?) ingegneri, che in inverno millantano prestazioni e affidabilità da Space Shuttle, tu non ritieni sia necessario dedicare neanche un flebile pensiero a un fantomatico piano B allora potresti trovarti veramente nei guai. Soprattutto se poi ci si accorge che il piano B servirebbe . Eccome. Ah se servirebbe. Deve essere dura andare a 200 km/h contro un muro ed accorgersi che la tua macchina non ha il volante. Spiegare ora perché non abbia il volante non è facile. Soprattutto ai tifosi Ferrari. Ma non ho intenzione di tediarvi con questioni  tecniche e magari proporre fantomatiche soluzioni che praticamente ogni sito e ogni ingegnere da divano sta regalando a piene mani. Quello che dico (per l’ultima volta) è che occorre rinnovare il pool di ingegneri che attualmente segue la F1, inserire linfa fresca e puntare dritti sul mondiale 2026. E’ dura lo so. Ma le cose belle non sono mai facili da raggiungere. Quelle facili portano alla SF23. E inoltre credo che a Maranello sappiano ancora come si costruisce una vettura vincente e ce ne siamo accorti 24 ore prima del Gp di F1 quando in quel di Sebring la 499P metteva in campo una prestazione degna del nome Ferrari e dopo 50 anni di mancanza dalla categoria rientrare cosi dimostra che in Ferrari le competenze e il know-how ci sono eccome. Quindi rimboccarsi le maniche e si riparte.

IL SECONDO. Più che un pensiero è un dubbio. Il dubbio che credo si sia insinuato nella testa di tutti i tifosi Ferrari e non solo. E cioè: in una F1 cosi parametrata progettualmente bloccata, economicamente controllata (non per tutti) con strutture di progettazione e sviluppo molto simili ( soprattutto per i top team) come è possibile che una macchina riesca a fornire prestazioni cosi differenti dalle altre restando all’interno dei 1000 paletti regolamentari? Onestamente non lo so e più la guardo e più mi informo e mi confronto con gli ingegneri e i giornalisti che conosco e più il mistero si infittisce. Escono immagini di comportamenti della vettura che fanno pensare a sospensioni intelligenti. Si azzardano anche possibili soluzioni legati ai semiassi, all’albero di trasmissione. A volte i dati e le immagini parlano chiaro , a volte ho la sensazione di cader vittima delle solite leggende metropolitane da paddock. A volte come tifosi della Ferrari ma della F1 in generale ho solo la sensazione di essere vittima e basta. Alla fine non mi sorprenderei se si scoprisse che alla RB mettono la Red Bull nel serbatoio al posto della benzina e che veramente la bibita nata in Austria mettesse realmente le ali avendo più affinità col propellente dello shuttle che con la tipica grolla dei monti dell’ Osterreich.

“Ich weiß nicht “si dice a quelle latitudini.

Purtroppo ich weiß nicht si dice anche a Maranello per motivi diversi.

La “dobbiamo capire phylosophy” non ha ancora avuto una risposta al suo dilemma.

Capire o non capire…questo è il problema.Questo è l’algoritmo che divide il campo tra chi vince e chi perde. E in Ferrari abbiamo ormai l’orribile certezza che anche quest’anno siamo nel campo sbagliato.

 

 

Sergio Mapelli

 

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