La sfilata di Montecarlo

HEADER-TITOLO-ALMANACCO-senza-foto

 

La sfilata di Montecarlo

 

 

Dicono che non tutto debba per forza avere un senso nella vita. A volte le cose sono quel che sono punto.

Per mille motivi o forse neanche per uno, in questa categoria rientra senz’altro il GP di F1 di Montecarlo. Il non senso fatta gara. Lo sciatore nel deserto.

Piquet ebbe modo di dire che “correre a Montecarlo è come correre in bici nel salotto di casa”.

Come dargli torto? A maggior ragione oggi che le F1 sono più lunghe di 1 metro e mezzo e larghe 70 cm in più ( e la pista più stretta di altrettanto…)rispetto alle sorelle degli anni ’70 e 80. È come girare con un furgoncino più che con una monoposto. La storia però esige i suoi pegni e il GP di Monaco è uno di questi. Non fosse altro perché la bandiera a scacchi con la quale si sancisce la fine del GP e la vittoria del pilota è diretta emanazione dell’automobil club di Montecarlo. La famosa “checkered flag”, o forse sarebbe meglio chiamarla “le drapeau à damier”, fu infatti concepita in occasione del primo GP di Monaco nel lontano 14 aprile 1929, quando si decise di utilizzare una bandiera a scacchi per salutare l’arrivo del vincitore sotto il traguardo. A scacchi non a caso, perché, dopo aver scartato l’idea di usarne una, sempre a quadretti, ma di colore bianco e rosso (che poteva confondersi con la già esistente bandiera rossa), fu proprio la presenza di una scacchiera nel luogo della decisione a far propendere per il bianco e il nero. E quindi è grazie ad Antony Noghes ( che ora è il nome di una curva del circuito) se da quel GP, da lui fortemente voluto, la bandiera a scacchi sventola sui traguardi dei circuiti di tutto il mondo e di tutte le categorie del motorsport. E non solo.

Dato a Monaco quel che è di Monaco, per storia e glamour, la parte sportiva ormai è abbastanza svilente. In pratica una sorta di mega sfilata a 170 km/h di media. Intervallata qua e là da una SC che ricompone “le modelle” che si erano perse sul palco davanti al porto. Quest’anno poi la SC non c’è stata e neanche la pioggia ha cambiato più di tanto la classifica. Verstappen parte primo e arriva primo. Un fenomeno, per amor del cielo, ma tra prove e gara è andato a muro 6 volte! Diciamo che la sorte non gli manca. Comunque ha gestito la gara a suo piacimento, libero anche dalla fastidiosa zanzara messicana di nome Perez. Il sudamericano ha pensato bene di autoeliminarsi dalla lotta per la vittoria già dalle prove di sabato, quando con un errore da principiante ha messo a muro la sua RB alla prima curva. La gara parte così con Max primo, Alonso secondo, Ocon terzo,  Sainz quarto, Hamilton quinto e Leclerc sesto penalizzato di tre posti in griglia. Tre posizioni più figlie della pochezza politica della Ferrari che della manovra incriminata. Quindi la noiosa  sfilata di due ore partita alle 15.00  ha avuto una parvenza di sussulto solo nel finale quando è  arrivata la pioggia. Uno scroscio forte e veloce giunto sul principato col solo compito di  dimostrare ancora una volta la pochezza del muretto Ferrari. Pochezza che fa “scopa” con le prestazioni  umilianti della macchina. E anche i piloti non hanno certo brillato. In nessun frangente. E tutto ciò a discapito delle roboanti dichiarazioni pre GP, dove si dichiarava senza mezze misure di puntare alla vittoria. Minimo al podio. E invece appena le condizioni potrebbero trasformare una gara mediocre in un’opportunità, in Ferrari trasformano una gara mediocre in una prestazione disastrosamente pietosa.

La cosa comica poi, dopo questa noia di due ore è che Liberty Media e il suo rappresentante che non nomino per rispetto di questo sport pensano di togliere dal calendario Monza o Imola. Non so più come ripetere certi concetti, ormai sto diventando stucchevole. Alla fine un GP esattamente come gli altri visti sino ad oggi. Nessuno escluso.

Sulla Ferrari non spendo un’altra parola. Quello che penso e le aspettative che ancora abbiamo le ho già espresse nell’ultimo articolo che trovate negli archivi del blog.

Certo, sperare è gratis ma essere presi in giro comincia a costare. E pesare. Chissà se agli Elkann danno fastidio come a noi certe figure pietose in mondovisione. A giudicare da quello a cui stiamo assistendo credo che ai proprietari non interessi niente. Ma proprio niente.

Anche se niente  mi fa perdere la pazienza più di chi ne ha troppa(!). Aspettiamo ancora  una settimana.

Dopo Barcellona vedremo se asciugare altre lacrime o abbozzare un sorriso.

Per come il cielo ha pianto.

Dai cieli di Montecarlo.

Sergio Mapelli

 

logo sinfonia motore almanacco

RIPRODUZIONE VIETATA anche parziale senza il consenso scritto dell’autore
SinfoniaMotore – Tutti i diritti riservati. All rights reserved.

 

 

La sfilata di Montecarlo

 

 

Dicono che non tutto debba per forza avere un senso nella vita. A volte le cose sono quel che sono punto.

Per mille motivi o forse neanche per uno, in questa categoria rientra senz’altro il GP di F1 di Montecarlo. Il non senso fatta gara. Lo sciatore nel deserto.

Piquet ebbe modo di dire che “correre a Montecarlo è come correre in bici nel salotto di casa”.

Come dargli torto? A maggior ragione oggi che le F1 sono più lunghe di 1 metro e mezzo e larghe 70 cm in più ( e la pista più stretta di altrettanto…)rispetto alle sorelle degli anni ’70 e 80. È come girare con un furgoncino più che con una monoposto. La storia però esige i suoi pegni e il GP di Monaco è uno di questi. Non fosse altro perché la bandiera a scacchi con la quale si sancisce la fine del GP e la vittoria del pilota è diretta emanazione dell’automobil club di Montecarlo. La famosa “checkered flag”, o forse sarebbe meglio chiamarla “le drapeau à damier”, fu infatti concepita in occasione del primo GP di Monaco nel lontano 14 aprile 1929, quando si decise di utilizzare una bandiera a scacchi per salutare l’arrivo del vincitore sotto il traguardo. A scacchi non a caso, perché, dopo aver scartato l’idea di usarne una, sempre a quadretti, ma di colore bianco e rosso (che poteva confondersi con la già esistente bandiera rossa), fu proprio la presenza di una scacchiera nel luogo della decisione a far propendere per il bianco e il nero. E quindi è grazie ad Antony Noghes ( che ora è il nome di una curva del circuito) se da quel GP, da lui fortemente voluto, la bandiera a scacchi sventola sui traguardi dei circuiti di tutto il mondo e di tutte le categorie del motorsport. E non solo.

Dato a Monaco quel che è di Monaco, per storia e glamour, la parte sportiva ormai è abbastanza svilente. In pratica una sorta di mega sfilata a 170 km/h di media. Intervallata qua e là da una SC che ricompone “le modelle” che si erano perse sul palco davanti al porto. Quest’anno poi la SC non c’è stata e neanche la pioggia ha cambiato più di tanto la classifica. Verstappen parte primo e arriva primo. Un fenomeno, per amor del cielo, ma tra prove e gara è andato a muro 6 volte! Diciamo che la sorte non gli manca. Comunque ha gestito la gara a suo piacimento, libero anche dalla fastidiosa zanzara messicana di nome Perez. Il sudamericano ha pensato bene di autoeliminarsi dalla lotta per la vittoria già dalle prove di sabato, quando con un errore da principiante ha messo a muro la sua RB alla prima curva. La gara parte così con Max primo, Alonso secondo, Ocon terzo,  Sainz quarto, Hamilton quinto e Leclerc sesto penalizzato di tre posti in griglia. Tre posizioni più figlie della pochezza politica della Ferrari che della manovra incriminata. Quindi la noiosa  sfilata di due ore partita alle 15.00  ha avuto una parvenza di sussulto solo nel finale quando è  arrivata la pioggia. Uno scroscio forte e veloce giunto sul principato col solo compito di  dimostrare ancora una volta la pochezza del muretto Ferrari. Pochezza che fa “scopa” con le prestazioni  umilianti della macchina. E anche i piloti non hanno certo brillato. In nessun frangente. E tutto ciò a discapito delle roboanti dichiarazioni pre GP, dove si dichiarava senza mezze misure di puntare alla vittoria. Minimo al podio. E invece appena le condizioni potrebbero trasformare una gara mediocre in un’opportunità, in Ferrari trasformano una gara mediocre in una prestazione disastrosamente pietosa.

La cosa comica poi, dopo questa noia di due ore è che Liberty Media e il suo rappresentante che non nomino per rispetto di questo sport pensano di togliere dal calendario Monza o Imola. Non so più come ripetere certi concetti, ormai sto diventando stucchevole. Alla fine un GP esattamente come gli altri visti sino ad oggi. Nessuno escluso.

Sulla Ferrari non spendo un’altra parola. Quello che penso e le aspettative che ancora abbiamo le ho già espresse nell’ultimo articolo che trovate negli archivi del blog.

Certo, sperare è gratis ma essere presi in giro comincia a costare. E pesare. Chissà se agli Elkann danno fastidio come a noi certe figure pietose in mondovisione. A giudicare da quello a cui stiamo assistendo credo che ai proprietari non interessi niente. Ma proprio niente.

Anche se niente  mi fa perdere la pazienza più di chi ne ha troppa(!). Aspettiamo ancora  una settimana.

Dopo Barcellona vedremo se asciugare altre lacrime o abbozzare un sorriso.

Per come il cielo ha pianto.

Dai cieli di Montecarlo.

Sergio Mapelli

 

logo sinfonia motore almanacco

RIPRODUZIONE VIETATA anche parziale senza il consenso scritto dell’autore
SinfoniaMotore – Tutti i diritti riservati. All rights reserved.