La 47, Serna e l’Hunaudières

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La 47,

Serna

e

L’Hunaudières

 

(134 giorni a Le Mans)

 

 

“Eh sì, la posteriore sinistra. Come l’anno scorso in gara. Visto? Non vuole mollarmi.”

14 giugno.

Giovedì.

Ancora non ero pronto.  Non sapevo. Un solo accenno di quella ferocia che una gara come la 24 Ore di Le Mans possa essere capace di rivelarti mi era appena stato elargito. Prima ancora che fossi in grado di esserne fisicamente partecipe al via.

Spettatore,pilota. Qualsiasi possa essere il tuo ruolo. Dentro e fuori una 24 Ore.

Il giorno prima, mercoledì, durante una sessione di prove libere, davanti ai miei occhi sul rettifilo dell’Hunaudières, Giorgio aveva forato la posteriore sinistra, come già gli era successo al debutto in gara l’anno precedente. Ci ridiamo sopra insieme. In Hospitality. Il passato è passato. Ieri. Trapassato remoto se corri veloce. Un attimo, una pizzicata di troppo e la gomma cede. Cose che capitano, in attesa dell’oggi e delle qualifiche di quel giovedì che sembra regalare univocamente nuove speranze. Io nella mia roulotte di fianco l’Hunaudières a scrivere. Giorgio in pista. A mettere a punto la 47 insieme a Roberto e Felipe (Nasr).

“Emi, siamo in regime di bandiera rossa. Credo abbia picchiato la 47 trecento metri prima della nostra postazione alla prima variante dell’Hunaudières…cazzo!…Un…rottame.”

Denny è laconico. Troppo. In televisione non è passato nulla. Uno stacco pubblicitario è andato in onda mentre Serna e la 47 volano sulle reti.

Esco fuori.

La SQUAD, il mio gruppo di commissari di gara su di un punto è stato inderogabilmente chiaro. In nostra assenza non avvicinarti per nessun motivo alla pista. Se ti becca la Gendarmerìe francese passi un brutto quarto d’ora. Garantito. In televisione la faccia inquieta e scoraggiata di Roberto non mi tranquillizza affatto. Vado a vedere. Me ne frego della Gendarmerìe e vado a vedere.

 “Tu sei Ok, Giorgio?”

“Devo scendere perché… la macchina è de-molita.”

Tutto questo, l’avrei imparato dopo. Giorni. Settimane avanti quella 24 Ore.

Può accadere che improvvisamente, la strada del nostro viaggio si allunghi. Oltre la meta prefissa. Un lungo viaggio, anche solo per arrivare, a un traguardo che nemmeno s’intravede. Il buio rotto dai fari, la velocità. L’Hunaudières  pronto a farti brutalmente capire chi sia e chi da queste parti comandi, senza per questo dover alzare insistentemente la voce.

Gli basta essere quello che è. Un silente predatore. In attesa di tutti quei piloti venuti qui ogni anno da ogni angolo del mondo per sfidarlo.

Un gioco delle parti mai concluso e che mai si concluderà. Fino alla successiva e futura 24 Ore.

La prossima. Quella non ancora disputata ma solo immaginata.

“Tu sei Ok Giorgio?”

Sì, Giorgio è ok.

Per una cinquina meravigliosa di partecipazioni.

Che a tutt’oggi racconta.

La sua storia a Le Mans.

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