

Franco
e
una grande famiglia
(151 giorni a Le Mans)
Digressione socio esistenziale.
Perché Le Mans è anche questo.
Attese spasmodiche al costo di gioie brevissime seppur intense. Anche solo nel sapere chi sarebbero stati i futuri piloti Ferrari a Le Mans a bordo della 499P.
E allora?
Allora aspetti. Dall’altra parte del telefono, ben sapendo quale emozione possa pervadere Franco. Il “fratello spirituale”. Quello che in silenzio soffre vedendo l’altro correre: il campione del mondo Alessandro Pier Guidi.
Non si tratta di parole. Di quello che possa avermi detto. Contava l’impulso, il calore da onda radio che sia stato capace di trasmettermi. La sua felicità nell’aver saputo che sì, Alessandro avrebbe partecipato per la vittoria assoluta a Le Mans.
Anche il cronista attende. Attende non le parole, ma le giuste lettere per raccontare il senso di un’emozione. Un pilota, Alessandro, e il presidente di un Ferrari Club. Per quell’impulso comune che è qualcosa in più del semplice senso di affermazione personale, mentre dentro di me penso già a quanti caffè dovrò ingurgitare per stargli appresso (seppur anche solo altrettanto spiritualmente )a Le Mans.
Pier Guidi, la 499P e l’emozione di Franco al telefono.
Tutto vero. Come il ritorno del Cavallino per l’assoluta nella 24 Ore. Pochi uomini. Ambiente piccolo e raccolto rispetto alla Formula 1. Eppure qui sono piovuti titoli mondiali senza che il grande pubblico nostrano ne fosse debitamente a conoscenza.
Ecco cosa penso. A volte le parole non servono.
Basta un abbraccio. Un grande abbraccio, seppur virtuale. Un’onda lunga. Radio e magnetica al tempo stesso, dentro a un telefono.
Come quella trasmessami da Franco e la grande Famiglia.
Dell’Endurance Ferrari.
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