E adesso? (storia di un dramma sportivo)

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E adesso?

(storia di un dramma sportivo)

 

 

E adesso? Sembravano dire gli sguardi di Luca e Ambrogio che si sono incrociati con i miei, con una smorfia che stava tra il sorpreso e il tragico.

Già e adesso?

Perché già facevamo fatica a sopportare quella doppietta Red Bull, frutto di una schiacciante supremazia tecnica. Roba imbarazzante. Ma proprio mentre con i miei due amici si stava cercando il lato positivo di un podio che poteva essere il trampolino di lancio verso una stagione che, con le adeguate e soprattutto immediate modifiche forse poteva ancora nascondere inaspettate evoluzioni; proprio mentre l’iniziale  entusiasmo lasciava il posto alla razionale valutazione, d’improvviso si materializza l’incubo. Della serie potrebbe andare peggio: “potrebbe piovere”, l’immagine  della Ferrari numero 16 che lentamente si ferma a bordo pista, unita a un’inesorabile noooo gridato da Leclerc via team radio, si palesava in mondovisione aggravavano in modo insopportabile la situazione. Il volto si abbassa e quando lo sguardo si rialza trovo altri quattro occhi mi osservano e l’espressione ripete : E adesso?

E non era finita lì perché un arrembante Alonso ci avrebbe tolto anche il ”brodino” del podio con Sainz.

Da quel momento, per la Ferrari il GP si trascina come una sofferenza che attende lo sventolio della  bandiera a scacchi come un antidolorifico che si porta via il dolore. Ma lascia il dubbio.

Dubbio che torna prepotente, profondo, inesorabile, pesante come un libro di Tolstoj : e adesso?

Adesso Huston abbiamo un problema. Anzi una serie di problemi. Perché vedete la F1, come il motor sport in generale, per sua natura e origine antropologica deve sottostare a leggi tecniche e sportive che la differenziano da tutti gli altri sport. Qua non basta cambiare l’allenatore come nel calcio. Perché ciò che viene messo in pista in questa stagione è al 95% frutto della stagione passata. In pratica è come se una squadra decidesse di cambiare il mister ma per un anno deve giocare con i giocatori e gli schemi dell’allenatore  precedente. Nessun nuovo schema o giocatore. Dirò di più. Anche se sembra incredibile a dirsi, in questa fase fare cambiamenti drastici potrebbe peggiorare la situazione. Almeno nel breve termine. Viceversa sarebbe un tocca sana  sul medio o lungo periodo. Diciamo uno o due anni! Avete già capito cosa vorrebbe dire: alziamo bandiera bianca dopo il primo GP!

Certo vedere sul podio proprio le due vetture che l’anno scorso sono state messe sotto accusa per aver infranto le regole del budget cap non è bello ma sembra che a nessuno interessi più di tanto. Le vittorie cancellano tutto. C’è chi fa sport washing e chi …win washing. Potenza della comunicazione moderna. Tanto per essere chiari, la supremazia messa in pista ieri dalla RB non può essere solo figlia 2 ,3  o 4 milioni in più spesi. C’è questo ma c’è anche molto altro. C’è in primo luogo l’ultimo Leonardo degli ingegneri a capo dei progetti e probabilmente anche uno staff all’altezza visti i risultati.  Ma per il momento lasciamo perdere la RB. Fa uno sport diverso. Concentriamoci sulla Ferrari. Certo, concentriamoci sulla Rossa. Il problema è che appena lo faccio torna alla mente prepotente lo stesso quesito. E adesso?

Analizzando la vettura nel suo insieme viene da dire che ha sanato il problema della velocità di punta, ma sembra averlo fatto a discapito di tutto il resto. Rispetto alla passata stagione Il degrado gomme è peggiorato (con tutti i compound!). E già era un problema nel 2022. L’affidabilità che a Maranello giuravano fosse ritrovata è in realtà ancora una chimera. Un GP un ritiro. La stabilità e la guidabilità poi, forze dell’ SF-75 sono diventate un flebile ricordo, con la vettura che soffre sia di sottosterzo che di sovrasterzo. Insomma la macchina scivola e le gomme si surriscaldano. E degradano. In Ferrari hanno davanti un lavoro grande. Anzi enorme.

E fosse solo quello.

L’altro dubbio o forse il VERO dubbio è: vale la pena di insistere ancora su una vettura con questo tipo di filosofia aerodinamica spendendo risorse tempo e soldi inseguendo il miraggio dell’ottimizzazione  di un progetto che sembrerebbe avere parecchi limiti intrinsechi? Se volete il mio parere che è molto netto e assolutamente criticabile, soprattutto se emesso al 6 marzo, io sarei drastico. Estremamente drastico.  A costo di essere impopolare, rischierei  molto più di quello che un team col cavallino rampante sul muso può probabilmente permettersi di fare. Ma la mia posizione priva di responsabilità mi consente di essere molto tranchant e soprattutto scevro da ritorsioni di qualsiasi origine o natura. Quindi alla domanda e adesso? Io risponderei:

Stop al progetto SF-23! Rivoluzione tecnica e filosofica, progettisti compresi, nel reparto Corse F1  con azzeramento totale della gestione Binotto che rischierebbe altrimenti di protrarsi troppo nel tempo. Certo sarebbe meno traumatico proseguire una migrazione più soft ma personalmente lo riterrei un errore. Sarebbe una lenta agonia progettuale. Roba da Hospice tecnologico.

Mi direte: si rischia di buttare il bambino con l’acqua sporca! Va bene accetto il rischio. Perché il bambino sono 15 anni che non cresce e l’acqua è diventata ormai cosi sporca da non riuscire più nemmeno a capire se il “bambino” è ancora dentro oppure no. Quindi si azzera tutto ( di nuovo!) e si riparte. Se si spiega i tifosi capiranno. Perché a differenza dei manager di Maranello noi …capiamo. E non solo. Abbiamo avuto e abbiamo tuttora pazienza da vendere e quindi potremmo anche sopportare un’altra  stagione, esagero anche due,prima di tornare a vincere. Perché una cosa è sicura. Per tornare a vincere quella è l’unica strada percorribile. Altre vie,  alla luce dei fatti e delle prestazioni e dei futuri sviluppi futuri non ne vedo. Certo sarebbe un bel “pugno” nello stomaco. Ma continuare su questa strada, a mio avviso, non porterà da nessuna parte. Del futuro non v’è  certezza ma degli sviluppi ancora meno, verrebbe da dire. Soprattutto se i nuovi pezzi dondolano a mo’di gelatina come l’ala posteriore provata venerdì. Insomma anche da un punto di vista dell’immagine non proprio un bello spot. Sia chiaro. Nemmeno cambiare tutto dà sicurezza di futuri trionfi. Ma la parola certezza non si pronuncia a Maranello da un bel po’. Quindi potremmo almeno usare la parola speranza. Magari sarò smentito da sviluppi cosi importanti da cambiare i valori in campo, ma da quello che ho visto domenica non credo proprio. Certo noi ci limitiamo a commentare e interpretare quello che vediamo in TV. Avessi certezze sarei un mago o meglio,sarei un Team Principal.

Ma per sfortuna (mia) o per fortuna (della Ferrari) io non lo sono, per questo mi limito a osservare la situazione e a rivolgere un quesito al buon Vasseur:

“E adesso?”

 

Sergio Mapelli

 

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