Alfa e Omega: Mike e Porfirio

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Alfa e Omega:

Mike e Porfirio

 

(140 giorni a Le Mans)

 

Dove uno nasce, l’altro muore. Anche se poi a ben guardare la morte accompagna i loro ultimi istanti allo stesso modo.

Uno schianto.

Improvviso.

Violento.

Mortale.

Uno a Bois de Boulogne nell’amata Parigi. Più “imbenzinato” della fedele Ferrari che stava guidando. L’altro, Mike nei pressi di Guilford  su un marchio altrettanto fedele della sua vita. Una Jaguar Mk 1. La devota “Mangia Mercedes” di tante improvvisate scorribande.

Dove uno nasce, l’altro muore, fra le tante similitudini di questi due uomini. Incidenti mortali lontano dai campi di gara, dopo aver rischiato l’osso del collo ogni volta che potevano. Sfiorati dalla morte con regale noncuranza in circuito ma a Mike è toccato essere protagonista di una vittoria nella tragedia a Le Mans. È ancora una Jaguar ad accompagnarlo in quel ‘55. Come il giorno della sua scomparsa.

Nomi e cose che nascondono altro. Una vita moralmente fantastica  e fantasiosa per Rubirosa, una fuga continua dalla tristezza per Mike. Non mancavano donne, alcol e la voglia di sfidare la morte.

A nessuno dei due.

Uno il papillon  lo indossava per correrci. L’altro, come ovvio accessorio delle sue innumerevoli conquiste notturne.

Uno, campione del mondo con la Ferrari lo diverrà e si ritirerà. L’altro nel mondo sarà campione ogni volta che sentirà l’esigenza di ribadire che di lavorare non ha proprio tempo mentre è intento a dilapidare l’altrui patrimonio. Firmando autografi a Le Mans  come fosse un divo del cinema, nonostante non riesca mai a concludere la corsa.

Era così Porfirio. Sempre alle prese con altro. Che fosse una donna piuttosto che un affare di stato.

Dove uno nasce, l’altro muore. Nella più strana delle simbiosi.

È il 22 gennaio.

L’ Alfa e Omega perfetto.

Di Mike e Porfirio.

Alfa e Omega:

Mike e Porfirio

 

(140 giorni a Le Mans)

 

Dove uno nasce, l’altro muore. Anche se poi a ben guardare la morte accompagna i loro ultimi istanti allo stesso modo.

Uno schianto.

Improvviso.

Violento.

Mortale.

Uno a Bois de Boulogne nell’amata Parigi. Più “imbenzinato” della fedele Ferrari che stava guidando. L’altro, Mike nei pressi di Guilford  su un marchio altrettanto fedele della sua vita. Una Jaguar Mk 1. La devota “Mangia Mercedes” di tante improvvisate scorribande.

Dove uno nasce, l’altro muore, fra le tante similitudini di questi due uomini. Incidenti mortali lontano dai campi di gara, dopo aver rischiato l’osso del collo ogni volta che potevano. Sfiorati dalla morte con regale noncuranza in circuito ma a Mike è toccato essere protagonista di una vittoria nella tragedia a Le Mans. È ancora una Jaguar ad accompagnarlo in quel ‘55. Come il giorno della sua scomparsa.

Nomi e cose che nascondono altro. Una vita moralmente fantastica  e fantasiosa per Rubirosa, una fuga continua dalla tristezza per Mike. Non mancavano donne, alcol e la voglia di sfidare la morte.

A nessuno dei due.

Uno il papillon  lo indossava per correrci. L’altro, come ovvio accessorio delle sue innumerevoli conquiste notturne.

Uno, campione del mondo con la Ferrari lo diverrà e si ritirerà. L’altro nel mondo sarà campione ogni volta che sentirà l’esigenza di ribadire che di lavorare non ha proprio tempo mentre è intento a dilapidare l’altrui patrimonio. Firmando autografi a Le Mans  come fosse un divo del cinema, nonostante non riesca mai a concludere la corsa.

Era così Porfirio. Sempre alle prese con altro. Che fosse una donna piuttosto che un affare di stato.

Dove uno nasce, l’altro muore. Nella più strana delle simbiosi.

È il 22 gennaio.

L’ Alfa e Omega perfetto.

Di Mike e Porfirio.

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