L’Amleto di Vasseur

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L’Amleto di Vasseur

 

 

«Cambiare, o non cambiare, questo è il dilemma:

se sia più nobile nella mente soffrire i

colpi di Red Bull e i dardi d’Aston Martin

o prender ingegneri contro un mare di problemi

e, opponendosi, per loro fine? Continuare, cessare…

con un progetto che ponga fine

al dolore del cuore e ai mille problemi progettuali

di cui è erede la di Binotto SF23. È una conclusione

da desiderarsi devotamente. Sviluppare, gettare. Nulla più.

Rifare, forse sognare.

Perché in quel progetto morto quali sogni iridati  possano venire

dopo essere cosi impreparati a questo groviglio mortale

Riflettere. Lo scrupolo a cangiare

una vettura con una vita così lunga.

Oppure assai breve.

 

 

Probabilmente Vasseur  tutti questi dubbi non li ha. O meglio da ieri non li ha più. La classifica di domenica è più crudelmente fedele alla realtà delle risposte dello specchio di Biancaneve.

La classifica del GP di Gedda è la fredda , dura , cruda realtà dei valori che le vetture scese in pista ieri possono esprimere. Non a caso sembra il gioco delle coppie. Due RB , seguite da due Aston ( se Stroll non avesse rotto) poi due Mercedes , due Ferrari, due Alpine, due Haas e via fino alla fine.

Il gran premio d’Arabia personalmente mi ha stimolato due pensieri. IL PRIMO l’ho già in parte sviscerato e ho anche dato il mio parere già 15 giorni fa. E cioè. Vale la pena continuare a sviluppare un progetto morto in partenza? Ieri nel momento in cui le due RB hanno fatto sul serio alternandosi nei giri veloci tra loro ( e non credo dando il 100%!) e la Ferrari c’erano oltre 2 “ al giro. Neanche nel Wec c’è tanto distacco tra una classe e l’altra. Questa SF23 girava più lenta delle progenitrice SF75! E sentire Leclerc a fine gara dire che anche qua la Ferrari ha avuto più degrado degli altri è per lo meno sconfortante. Ormai è chiaro che l’aereodinamica, l’affidabilità, le prestazioni  ma soprattutto i cinematismi delle sospensioni non permetteranno mai a questo “boccone “ avvelenato lasciato dall’ex Binotto di competere per la vittoria in questo 2023. E dover fare questa considerazione dopo solo 2 GP è quanto meno deprimente. E ancora più deprimente è pensare che ne sarebbe bastato uno. Esattamente come è bastato alla Mercedes che a quanto pare tra il morire e il dormire ha scelto il …cambiare. Toto ha fatto il mea culpa in mondovisione si è preso le sue responsabilità ha dichiarato il fallimento della loro filosofia progettuale e ha detto stop. Proprio come il big ben di Tortoriana memoria. Quindi la “zero pod phylosophy” ha chiuso i battenti. Si passa al piano B. A breve vedremo una W15 o una W14 bis, fate vobis. Certo è molto più semplice passare dal piano A al piano B se …si dispone di un piano B. Perché se, fidandosi delle clamorose rivelazioni dei tuoi (?) ingegneri, che in inverno millantano prestazioni e affidabilità da Space Shuttle, tu non ritieni sia necessario dedicare neanche un flebile pensiero a un fantomatico piano B allora potresti trovarti veramente nei guai. Soprattutto se poi ci si accorge che il piano B servirebbe . Eccome. Ah se servirebbe. Deve essere dura andare a 200 km/h contro un muro ed accorgersi che la tua macchina non ha il volante. Spiegare ora perché non abbia il volante non è facile. Soprattutto ai tifosi Ferrari. Ma non ho intenzione di tediarvi con questioni  tecniche e magari proporre fantomatiche soluzioni che praticamente ogni sito e ogni ingegnere da divano sta regalando a piene mani. Quello che dico (per l’ultima volta) è che occorre rinnovare il pool di ingegneri che attualmente segue la F1, inserire linfa fresca e puntare dritti sul mondiale 2026. E’ dura lo so. Ma le cose belle non sono mai facili da raggiungere. Quelle facili portano alla SF23. E inoltre credo che a Maranello sappiano ancora come si costruisce una vettura vincente e ce ne siamo accorti 24 ore prima del Gp di F1 quando in quel di Sebring la 499P metteva in campo una prestazione degna del nome Ferrari e dopo 50 anni di mancanza dalla categoria rientrare cosi dimostra che in Ferrari le competenze e il know-how ci sono eccome. Quindi rimboccarsi le maniche e si riparte.

IL SECONDO. Più che un pensiero è un dubbio. Il dubbio che credo si sia insinuato nella testa di tutti i tifosi Ferrari e non solo. E cioè: in una F1 cosi parametrata progettualmente bloccata, economicamente controllata (non per tutti) con strutture di progettazione e sviluppo molto simili ( soprattutto per i top team) come è possibile che una macchina riesca a fornire prestazioni cosi differenti dalle altre restando all’interno dei 1000 paletti regolamentari? Onestamente non lo so e più la guardo e più mi informo e mi confronto con gli ingegneri e i giornalisti che conosco e più il mistero si infittisce. Escono immagini di comportamenti della vettura che fanno pensare a sospensioni intelligenti. Si azzardano anche possibili soluzioni legati ai semiassi, all’albero di trasmissione. A volte i dati e le immagini parlano chiaro , a volte ho la sensazione di cader vittima delle solite leggende metropolitane da paddock. A volte come tifosi della Ferrari ma della F1 in generale ho solo la sensazione di essere vittima e basta. Alla fine non mi sorprenderei se si scoprisse che alla RB mettono la Red Bull nel serbatoio al posto della benzina e che veramente la bibita nata in Austria mettesse realmente le ali avendo più affinità col propellente dello shuttle che con la tipica grolla dei monti dell’ Osterreich.

“Ich weiß nicht “si dice a quelle latitudini.

Purtroppo ich weiß nicht si dice anche a Maranello per motivi diversi.

La “dobbiamo capire phylosophy” non ha ancora avuto una risposta al suo dilemma.

Capire o non capire…questo è il problema.Questo è l’algoritmo che divide il campo tra chi vince e chi perde. E in Ferrari abbiamo ormai l’orribile certezza che anche quest’anno siamo nel campo sbagliato.

 

 

Sergio Mapelli

 

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E adesso? (storia di un dramma sportivo)

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E adesso?

(storia di un dramma sportivo)

 

 

E adesso? Sembravano dire gli sguardi di Luca e Ambrogio che si sono incrociati con i miei, con una smorfia che stava tra il sorpreso e il tragico.

Già e adesso?

Perché già facevamo fatica a sopportare quella doppietta Red Bull, frutto di una schiacciante supremazia tecnica. Roba imbarazzante. Ma proprio mentre con i miei due amici si stava cercando il lato positivo di un podio che poteva essere il trampolino di lancio verso una stagione che, con le adeguate e soprattutto immediate modifiche forse poteva ancora nascondere inaspettate evoluzioni; proprio mentre l’iniziale  entusiasmo lasciava il posto alla razionale valutazione, d’improvviso si materializza l’incubo. Della serie potrebbe andare peggio: “potrebbe piovere”, l’immagine  della Ferrari numero 16 che lentamente si ferma a bordo pista, unita a un’inesorabile noooo gridato da Leclerc via team radio, si palesava in mondovisione aggravavano in modo insopportabile la situazione. Il volto si abbassa e quando lo sguardo si rialza trovo altri quattro occhi mi osservano e l’espressione ripete : E adesso?

E non era finita lì perché un arrembante Alonso ci avrebbe tolto anche il ”brodino” del podio con Sainz.

Da quel momento, per la Ferrari il GP si trascina come una sofferenza che attende lo sventolio della  bandiera a scacchi come un antidolorifico che si porta via il dolore. Ma lascia il dubbio.

Dubbio che torna prepotente, profondo, inesorabile, pesante come un libro di Tolstoj : e adesso?

Adesso Huston abbiamo un problema. Anzi una serie di problemi. Perché vedete la F1, come il motor sport in generale, per sua natura e origine antropologica deve sottostare a leggi tecniche e sportive che la differenziano da tutti gli altri sport. Qua non basta cambiare l’allenatore come nel calcio. Perché ciò che viene messo in pista in questa stagione è al 95% frutto della stagione passata. In pratica è come se una squadra decidesse di cambiare il mister ma per un anno deve giocare con i giocatori e gli schemi dell’allenatore  precedente. Nessun nuovo schema o giocatore. Dirò di più. Anche se sembra incredibile a dirsi, in questa fase fare cambiamenti drastici potrebbe peggiorare la situazione. Almeno nel breve termine. Viceversa sarebbe un tocca sana  sul medio o lungo periodo. Diciamo uno o due anni! Avete già capito cosa vorrebbe dire: alziamo bandiera bianca dopo il primo GP!

Certo vedere sul podio proprio le due vetture che l’anno scorso sono state messe sotto accusa per aver infranto le regole del budget cap non è bello ma sembra che a nessuno interessi più di tanto. Le vittorie cancellano tutto. C’è chi fa sport washing e chi …win washing. Potenza della comunicazione moderna. Tanto per essere chiari, la supremazia messa in pista ieri dalla RB non può essere solo figlia 2 ,3  o 4 milioni in più spesi. C’è questo ma c’è anche molto altro. C’è in primo luogo l’ultimo Leonardo degli ingegneri a capo dei progetti e probabilmente anche uno staff all’altezza visti i risultati.  Ma per il momento lasciamo perdere la RB. Fa uno sport diverso. Concentriamoci sulla Ferrari. Certo, concentriamoci sulla Rossa. Il problema è che appena lo faccio torna alla mente prepotente lo stesso quesito. E adesso?

Analizzando la vettura nel suo insieme viene da dire che ha sanato il problema della velocità di punta, ma sembra averlo fatto a discapito di tutto il resto. Rispetto alla passata stagione Il degrado gomme è peggiorato (con tutti i compound!). E già era un problema nel 2022. L’affidabilità che a Maranello giuravano fosse ritrovata è in realtà ancora una chimera. Un GP un ritiro. La stabilità e la guidabilità poi, forze dell’ SF-75 sono diventate un flebile ricordo, con la vettura che soffre sia di sottosterzo che di sovrasterzo. Insomma la macchina scivola e le gomme si surriscaldano. E degradano. In Ferrari hanno davanti un lavoro grande. Anzi enorme.

E fosse solo quello.

L’altro dubbio o forse il VERO dubbio è: vale la pena di insistere ancora su una vettura con questo tipo di filosofia aerodinamica spendendo risorse tempo e soldi inseguendo il miraggio dell’ottimizzazione  di un progetto che sembrerebbe avere parecchi limiti intrinsechi? Se volete il mio parere che è molto netto e assolutamente criticabile, soprattutto se emesso al 6 marzo, io sarei drastico. Estremamente drastico.  A costo di essere impopolare, rischierei  molto più di quello che un team col cavallino rampante sul muso può probabilmente permettersi di fare. Ma la mia posizione priva di responsabilità mi consente di essere molto tranchant e soprattutto scevro da ritorsioni di qualsiasi origine o natura. Quindi alla domanda e adesso? Io risponderei:

Stop al progetto SF-23! Rivoluzione tecnica e filosofica, progettisti compresi, nel reparto Corse F1  con azzeramento totale della gestione Binotto che rischierebbe altrimenti di protrarsi troppo nel tempo. Certo sarebbe meno traumatico proseguire una migrazione più soft ma personalmente lo riterrei un errore. Sarebbe una lenta agonia progettuale. Roba da Hospice tecnologico.

Mi direte: si rischia di buttare il bambino con l’acqua sporca! Va bene accetto il rischio. Perché il bambino sono 15 anni che non cresce e l’acqua è diventata ormai cosi sporca da non riuscire più nemmeno a capire se il “bambino” è ancora dentro oppure no. Quindi si azzera tutto ( di nuovo!) e si riparte. Se si spiega i tifosi capiranno. Perché a differenza dei manager di Maranello noi …capiamo. E non solo. Abbiamo avuto e abbiamo tuttora pazienza da vendere e quindi potremmo anche sopportare un’altra  stagione, esagero anche due,prima di tornare a vincere. Perché una cosa è sicura. Per tornare a vincere quella è l’unica strada percorribile. Altre vie,  alla luce dei fatti e delle prestazioni e dei futuri sviluppi futuri non ne vedo. Certo sarebbe un bel “pugno” nello stomaco. Ma continuare su questa strada, a mio avviso, non porterà da nessuna parte. Del futuro non v’è  certezza ma degli sviluppi ancora meno, verrebbe da dire. Soprattutto se i nuovi pezzi dondolano a mo’di gelatina come l’ala posteriore provata venerdì. Insomma anche da un punto di vista dell’immagine non proprio un bello spot. Sia chiaro. Nemmeno cambiare tutto dà sicurezza di futuri trionfi. Ma la parola certezza non si pronuncia a Maranello da un bel po’. Quindi potremmo almeno usare la parola speranza. Magari sarò smentito da sviluppi cosi importanti da cambiare i valori in campo, ma da quello che ho visto domenica non credo proprio. Certo noi ci limitiamo a commentare e interpretare quello che vediamo in TV. Avessi certezze sarei un mago o meglio,sarei un Team Principal.

Ma per sfortuna (mia) o per fortuna (della Ferrari) io non lo sono, per questo mi limito a osservare la situazione e a rivolgere un quesito al buon Vasseur:

“E adesso?”

 

Sergio Mapelli

 

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Test F1-2023: chi ride e chi piange?

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Test F1-2023:

chi ride

e

chi piange?

 

 

Il tramonto rosso del Barhein, come il più classico dei sipari si chiude su questa prima ed unica sessione di test che i team hanno avuto a disposizione prima di iniziare,sempre dal circuito di Sakhir, la stagione 2023 di F1. La domanda è sempre la stessa degli ultimi anni. Chi esce dai test col sorriso e  invece chi, con il viso corrucciato? E ancora. Chi ha messo tutte le carte in tavola e chi ha bluffato? Chi ha fatto un passo avanti e chi uno indietro?

Come sempre difficile dirlo. Molto difficile. Impossibile.

Quelle che si possono azzardare sono considerazioni, sensazioni e percezioni rubate alle immagini trasmesse in TV. Soprattutto quelle dai “camera car”. Quelle in cui si possono vedere i movimenti del volante per capire se la vettura sia o meno bilanciata e magari leggere qualche informazione preziosa sul dashboard per scoprire in che modalità sta girando.

I”nemici” da combattere per tutti i team dalla notte dei tempi sono sempre gli stessi. Sottosterzo, sovrasterzo, bilancio, consumo gomme, affidabilità, e potenza. Negli ultimi anni si sono aggiungi anche altri parametri e componenti da monitorare come il porpoising, le mgu-h e mgu-k  l’esse-duct, l’effetto Coanda , i canali Venturi l’effetto suolo. E mi fermo qua perché l’elenco potrebbe continuare. Ora ditemi voi, con tutte queste variabili alla quale ne aggiungo un’altra enorme, ossia la quantità di carburante usato nei vari stint, come si può stilare una classifica più o meno virtuale dei vincitori e dei vinti di questa 3 giorni?

Difficile. Molto difficile. Praticamente impossibile.

E quindi come sempre abbiamo fatto negli ultimi anni da Sinfonia Motore non uscirà nessuna sentenza, ma semplicemente un’analisi il più possibile veritiera delle sensazioni e dei tempi, per quanto falsi o veritieri possano essere, visti in pista. E dunque. Credo che non scandalizzerò o farò arrabbiare nessuno se dico che la regina virtuale di questi test sia la coppia neo campione del mondo RedBull– Verstappen. La macchina anglo-austriaca guidata dall’olandese  è sembrata sin dal primo giorno un orologio dagli ingranaggi molto ben oliati e sincronizzati. Veloce. Precisa ma soprattutto (e qua la Ferrari a mio parere ha ancora un bel gap da colmare) costante, costante, costante sul passo gara. Tempi importanti ma che soprattutto non si degradano col passare dei giri. Insomma i “bibitari” e l’olandesino sembrano proprio aver ripreso da dove avevano lasciato . Vedremo poi quando i conti economici del 2022 , il famoso “budget cap”, saranno verificati (con il solito colpevole ritardo)se saranno in  regola o se anche quest’anno i catering decideranno il mondiale.

Detto questo dei campioni in carica vediamo gli altri.

Ferrari:

Sono stati giorni di luci ed ombre. Però, se vogliamo essere ottimisti, diciamo che le prestazioni sono andate in crescendo segno che ai box hanno svolto i programmi previsti e raccolto i dati di una vettura che è molto più diversa dalla SF-75 di quello che la primo impatto visivo possa sembrare. Mentre laRB19 è proprio un’evoluzione  della RB 18. Giusto così. Chi ha vinto prosegue sulla strada vincente chi ha perso cerca di prendersi dei rischi cambiando di più. E quindi è anche logico che abbia bisogno di più tempo per conoscere la vettura. Se invece vogliamo essere meno ottimisti e più realisti verrebbe da dire che alla fine sembra che tutto sia cambiato per non cambiare nulla.  Perché tolta la Ferrari del primo giorno , francamente non valutabile in quanto ha svolto un programma fatto di test su assetti estremi, la sensazione è che la prestazione ci sia ( come l’anno  scorso del resto) ma che il passo gara sia troppo condizionato dal solito degrado gomme. Degrado che  è stato e sembra ancora essere il tallone d’Achille  della SF-23 made in Maranello. E questo non è solo un problema ma è : IL PROBLEMA. Oltre a essere la chiave delle vittorie degli ultimi mondiali. Un vecchio slogan della Pirelli recitava :”la potenza è nulla senza il controllo” .   Aggiungerei, senza che il controllo duri almeno 2 ore. Perché i mondiali si vincono alla domenica e non al sabato. Alla fine credo per esempio che nel Gp alla domenica (occhio alle tante gare sprint al sabato quest’anno) vedremo un’ala posteriore diversa sulla Ferrari. Con più down force , perché con quella a medio carico vista nei test le gomme, soprattutto le gialle, durano meno della neve al sole.

Mercedes:

Per le frecce d’argento (quest’anno nere) scomodiamo gli antichi . E quindi se “Atene piange Sparta non ride”. O anche: “Errare humanum est, perseverare autem diabolicum”.

Sembra incredibile infatti che un team di tale prestigio e know-how ripeta per due anni consecutivi lo stesso errore. La W14 infatti sembra essere la naturale evoluzione della W13 in tutto e per tutto. W13 che tanti grattacapi problemi e frustrazioni ha dato ai suoi ingegneri, piloti e tifosi nella passata stagione. Quello che la Mercedes ha mostrato in questi 3 giorni non dà adito certo a facili entusiasmi nel team tedesco. E, ammesso che il team della stella a 3 punte non abbia brutalmente bluffato,  questo inizio di stagione potrebbe non essere in linea con le attese dei fans delle “Frecce nere”. In questa direzione vanno anche le dichiarazioni di Totò Wolff che non scarta,anzi, l’ipotesi di vedere in pista una versione B della macchina. Una versione rivista con forme più convenzionali , diciamo RB-mode,  abbandonando definitivamente la filosofia delle zero pods. Il che sarebbe una sconfitta a 360° per il team che più di tutti ha dominato gli ultimi due lustri della F1. Diciamo che quello che abbiamo visto nei test non è all’altezza della Mercedes insomma.

Aston Martin:

Chi invece sembra aver fatto un passo avanti e anche di notevole importanza è l’Aston Martin. La faccia di Alonso vista nei box è quella di uno che quest’anno ha tutte le intenzioni e le carte in regola per sedersi al tavolo presidenziale. In termini di presentazione e di passo la macchina inglese esce da questa sessione di test come la migliore dei motorizzati Mercedes. Mercedes compresa! Non ha impressionato il mondo sia chiaro, ma ha fatto vedere di essere una vettura,  un team in crescita, soprattutto solidi e con le idee chiare per quanto riguarda lo sviluppo e il percorso da intraprendere per arrivare nell’arco di una o due stagioni ad essere un potenziale contender per il titolo. La presenza di un due volte campione del mondo sarà preziosa come lo è stata quella di Vettel l’anno scorso.

MCLaren – Williams:

Per restare sulla PU tedesca cito McLaren e Williams assieme non a caso. Lo faccio perché a quanto visto in questi test sembra che i due team si siano scambiati prestazione competitività e know-how, con il team dell’ex Sir Frank che ha dato proprio l’impressione  di aver imboccato la strada giusta. Anche qua non si grida al miracolo ma certamente ,  sembra di cogliere un bel progresso rispetto alle ultime stagioni. E aggiungo che non mi meraviglierò se la futura versione B della Mercedes alla fine sarà molto simile a questa  FW45. Viceversa il team Orange esce da questa 3 giorni con qualche ansia e dubbio in più. E la sensazione avuta dalla TV ( comprese le immagini di pezzi legati col nastro) è quella di un team che avrà molto da lavorare se vorrà lottare per la platonica posizione del team “primo degli altri”. E dovrà farlo già a partire dal primo Gp.

Alfa-Haas:

Anche qua citate assieme perché accumulate dalla PU made in Maranello.Pole strappa applausi del venerdì a parte, l’Alfa e anche la Haas hanno inevitabilmente messo il loro futuro nelle mani dell’affidabilità del motore 066/10 ma anche delle varie componenti di propria produzione come il cambio saltato sulla vettura di Bottas. Comunque se la PU Ferrari confermerà la potenza e soprattutto l’affidabilità  promesse i due team hanno un pacchetto auto -piloti dotato della necessaria esperienza per raggiungere gli obiettivi previsti.

Alpine:

L’Alpine Renault è quella , secondo me, che non ha dato tantissime indicazioni sia in senso positivo che negativo. Presentata come una macchina ricca di idee innovative, nei test appena conclusi ha dato delle indicazioni a Ph7. Ovvero neutre. In pratica è proprio dove uno si aspetta di trovarla. E’un bene? Può essere. E’ un  male? Può essere. Sta di fatto credo, che per avere una reale valutazione del lavoro fatto dalla casa transalpina dovremo per forza aspettare le qualifiche ufficiali nella quale nessuno potrà più nascondere il potenziale a disposizione.

Alpha Tauri:

Sotto un certo punto di vista per la mini RB si potrebbe fare un copia incolla della valutazione fatta per l’Alpine. Nel senso che la PU che spinge questo  team faentino è quella campione del mondo, molti componenti della vettura sono gli stessi della RB quindi all’interno de pacchetto che si giocherà le posizioni di rincalzo al podio siamo sicuri che questo team come sempre negli ultimi anni risponderà presente. Magari piazzando anche il colpo gobbo come successo con Gasly a Monza nel 2020.

Quindi, ora che avete tutte queste elucubrazioni, prendetele e buttatele pure perché già da domenica potrebbero essere ampiamente smentite. Da Ferrarista vorrei che fosse proprio così perché quello che ho visto in questi giorni non mi è piaciuto.

Quindi prenderò a prestito dal calcio la chiosa del pezzo.

Una volta durante un’intervista al mitico “Paròn”  Nereo Rocco, allora sulla panchina del Padova, qualcuno ebbe a dirgli: “Vinca il migliore” e lui in tutto il suo pragmatismo tipicamente friuliano conscio di non allenare la squadra più forte replicò secco: “ Ciò speremo de no!”.

Buon campionato a tutti.

Sergio Mapelli

 

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La M e la F

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La M e la F

 

“Nel buio della sala correvano voci incontrollate e pazzesche. Si diceva che l’Italia stava vincendo sull’Inghilterra per 20 a 0 e che aveva segnato anche Zoff di testa, su calcio d’angolo”.

 

Come da qualche anno a questa parte succede, in questo periodo dell’anno tra una presentazione farsa e una semi vera, il “craving” da F1 da adito alle voci più illusorie e incontrastate. E piange il cuore dirlo, spesso sono voci che riguardano la Ferrari.  Così, tra una gola profonda e l’altra saltano fuori mandrie di cavalli tenuti nella stalla l’anno prima, e tempi che divorano i decimi o addirittura i secondi come le bollette di gas e corrente stanno facendo coi nostri risparmi. Risultati al banco ai quali   neanche il migliore dei secchioni oserebbe ambire. E i malati della Rossa lì, a sbavare per un frame , un’immagine rubata , carpita non si sa come e non si sa da chi di un’ala, un flap o una forma del cofano che, giureremmo, l’anno scorso non c’era.

Un po’ come gli adolescenti degli anni ’50, quando vedevano una foto con una giarrettiera  o uno squarcio di intimo sulle riviste delle star. Si cerca di vedere anche quello che non si vede e di fantasticare. Wishful thinking lo chiamano gli Inglesi. Inglesi come quelli che negli ultimi anni hanno fatto incetta di titoli ( non ditemi che la Mercedes è tedesca)  e hanno preferito la cruda e bieca realtà della pista al leggero svolazzare delle fantasie innevate di febbraio. Quest’anno però sembra esserci un diverso profumo nell’aria. Un ottimismo, come dire, un po’ meno platonico e un po’ più empirico. Non fosse altro che almeno il team principal parla di dover vincere e non di dover capire.

A parità di situazione almeno è un passo avanti. Perché purtroppo negli ultimi anni abbiamo vinto poco e capito ancora meno. Intanto il nome della nuova arma made in Maranello ha molto poco di svolazzante e tanto di praticità. La praticità di chi ha deciso che non vuole  perdere neanche un minuto in qualcosa che non porti almeno un millesimo di presentazione in più. Quindi: SF23. Certo i romantici come noi avrebbero amato vedere un piccolo sforzo in più diciamo di almeno 2 lettere. Proprio nei giorni in cui Leclerc prova la F2003, alla quale furono aggiunti la G e la A come dedica a Gianni Agnelli, ci sarebbe tanto piaciuto vedere una M e una F aggiunte alla SF23, in onore di un ingegnere. Anzi dell’Ingegnere, con la i maiuscola, che più di tutti ha marchiato la storia del Cavallino con idee e soluzioni che hanno prodotto vittorie , onore e gloria alla famiglia di Maranello. Tal Mauro Forghieri from Modena.

Ma in questa F1 non c’è più spazio per la riconoscenza, per i ricordi e per la poesia che la crudeltà di questo sport si porta appresso da sempre. Ce ne faremo, a malincuore una ragione, soprattutto se questo nuovo progetto manterrà in pista i propositi che sta alimentando fuori. Rivedere un francese sulla tolda della nave poi, rievoca nell’equipaggio e nei sostenitori grandi fasti e speranze. Pertanto si generano grandi attese, per un evento che vista la lontananza dell’ultima corona mondiale, i più giovani tifosi del cavallino non ricordano neanche. Insomma speriamo che alla Ferrari questa volta non siano solo in grado di capire ma anche di “spiegare” alla F1, che sa ancora costruire una macchina vincente e soprattutto che sa ancora come si fa a vincere.

Tratteniamo il fiato, incrociamo le dita, tocchiamo il toccabile, augurandoci che alla fine non si sia trattato solamente di un altro devastante (per le attese) wishful thinking.

 

 

Sergio Mapelli

 

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Le vedove in Rosso

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Le vedove in Rosso

 

Grande paese l’Italia. Ma soprattutto gli italiani.
Siamo fantastici ! Abbiamo la capacità di fare acrobazie psico – emozionali degne del miglior trapezista del circo Togni. Sono più o meno 3 anni che ne sentiamo di tutte su Binotto. E, nel 90% dei casi erano accuse e non lodi. E ora all’improvviso sembra che la Ferrari stia perdendo Adrian Newey e Toto Wolff messi assieme.

Ma facciamo un po’ di ordine, perché altrimenti poi si vira nell’ambito della simpatia – antipatia che quasi sempre non sono indicatori forieri di lucide analisi.

L’ing. Binotto assurge agli occhi dei meno addetti ai lavori in ambito motoristico attorno al 2014, dopo una carriera sempre in ascesa all’interno del team quando al suo nome si affianca quello di “responsabile”  del reparto power unit . E tutto questo per volontà e la benedizione di Sergio Marchionne.  Un’importantissima investitura in un momento particolarmente storico per la F1. Una sorta di ritorno “al passato”  che riconsegna al motore o meglio alle nuove PU un’importanza che per anni era stata quasi offuscata da sua maestà l’aereodinamica. Un revival della sentenza emessa dal grande Vecchio, quando disse che ” chi parla di aereodinamica lo fa perché non sa costruire i motori” ( Non sempre il grande Enzo l’ha imbroccata…). Comunque sia la miglior occasione possibile per l’ingegnere motorista nato a Losanna e professionalmente cresciuto a Maranello. Ora non serve ricordare le vicende Ferrari dei mondiali disputati dal 2014 al 2018, perché va bene farsi del male ma non siamo masochisti. Soprattutto sotto l’aspetto PU, relativa potenza e competitività.  Sia chiaro, come nel calcio si vince in 11 e si perde in 11. Nella F1 moderna si vince in 1000 e si perde in 1000. Fermo restando che gli stipendi, le responsabilità, gli onori e gli oneri di chi sta in campo o in pista sono diversi da chi stia in fabbrica. Ma se vuoi fare il team principal sai anche a cosa tu vada incontro. E quindi, se i risultati arrivano sei il “deus ex machina”, quando non arrivano diventi il “parafulmine”. Sta di fatto che sul suo biglietto da visita la voce“team principal” compare nel 2019 al posto di Arrivabene al quale, si dice, lui stesso abbia “fatto le scarpe”. Ma queste sono illazioni  Esattamente come quelle che del resto leggo apparire in questi giorni da varie parti e che vedono Leclerc come principale causa (presunta) di questo addio.
Ma scarpe o non scarpe il 2019 parte con queste promesse enunciate dal Mattia nazionale: ” puntiamo a qualche vittoria per poi aprire un ciclo nelle stagioni a venire” . Testo e musica dello stesso autore. La storia poi, narrerà invece una delle più cupe vicende nella storia del marchio di Maranello. Ufficialmente “preso con le mani nella marmellata”( per dirlo alla Verstappen).Marmellata di cui nessuno al mondo mai saprà il “sapore” oltre ai pochi eletti chiusi in un ufficio di Parigi con l’insegna FIA appesa sulla porta. E quindi oltre alla figuraccia la Ferrari si è trovata anche a pagare a carissimo prezzo un’ ipotetica truffa regolamentare che ha trascinato i suoi effetti nelle stagioni ‘20 e ‘21. Quindi il messaggio che è passato è stato: la Ferrari ha corso con un motore irregolare. E quindi di chi era la colpa? E qua vorrei ricordare ai suoi estimatori dell’ultima ora che in quei mesi a Binotto si rinfacciava a caratteri cubitali , non solo la colpa di aver prodotto qualcosa di altamente irregolare , ma anche la mancanza di attributi per quello che i rivali della Mercedes stavano producendo a profusione in barba alle regole della FIA senza che nessuno avesse il coraggio di “picchiare i pugni sul tavolo”. Ricordo perfettamente articoli su articoli che ricordavano la Ferrari 637 messa in pista dal Drake a mo’ di minaccia di verso la F1 per istinto di abbandono.  Ed è proprio in quell’occasione che qualcuno o forse molti, iniziarono ad arricciare il naso sulle sue qualità di TP ( oltre che di motorista) . Perplessità che si andavano ad aggiungere ad una gestione per lo meno discutibile sui rapporti tra i due piloti. Soprattutto per le gerarchie in pista tra Vettel e Leclerc.  Cosa per altro replicata anche quest’anno con la coppia Leclerc-Sainz. Quindi. se vogliamo fare una sintesi di “Bartaliana” memoria: “Tutto sbagliato, tutto da rifare “.

E infatti è quello che Binotto decide di fare. Tutto. Tra il detto e non detto, almeno agli inizi del 2020 e poi il chiaramente dichiarato nel corso dell’orribile 2020, il TP di Losanna comincia la campagna propagandistica “we believe in 2022” che scorre come un fiume nascosto dal più pomposo #essereferrari, che nel giro di qualche mese è passato dall’essere orgoglio nazional popolare a quasi una presa in giro. Tutto questo condito, oltre che da pessime prestazioni della vettura anche dallo scempio  di fantasiose  strategie e scelte di varia natura fatte dal muretto Ferrari. Abitudini protratte per altro sino a qualche giorno fa e MAI risolte. Quindi si torna alle roboanti affermazioni portate avanti per oltre 2 anni , in cui si chiedeva pazienza ai tifosi della Ferrari. E non per un mese o due o mezza stagione. No per due, dico due(!) anni. Pazienza che sarebbe però stata ampiamente ripagata dalla vettura del 2022, la cui progettazione stava risucchiando gran parte delle risorse degli uomini in Rosso. E come tutti “i fedeli del culto di Maranello” i tifosi della Ferrari hanno sepolto l’ascia di guerra, acceso il calumet della pace e aperto il libro della pazienza e della speranza. Insomma aprire la bocca per inghiottire figure e rospi di dimensioni bibliche per circa 50 GP mal contati in attesa della riscossa. Ma la fede è fede. E a dire il vero dopo 6 GP di questo fatidico 2022 sembrava proprio che tanta dedizione tante preghiere avessero sortito il miracolo richiesto. La macchina 2022 era veramente un miracolo. Il profeta Mattia aveva ragione e il Messia monegasco il prescelto o predestinato (scegliete voi) volava. Ma proprio mentre il popolo in Rosso ritrovava la sua via, tutto viene a crollare. Si scopre che Babbo Natale non esiste e che, tolto il trucco, la bellissima donna ammirata per 3 mesi in realtà era piena di difetti rughe e cellulite. Ma non solo la macchina smette di essere vincente. Anche quando potrebbe esserlo, il box riesce in imprese epiche pur di non vincere. E per tutta questa narrazione di una stagione che è fallimentare, ad ogni singolo GP ( tranne i 4 vinti) c’era qualcosa di sbagliato o clamorosamente sbagliato compiuto dal team. E quando parlo di team parlo a 360 gradi. Ma se un team fatto di tante persone e tante professionalità, fa errori nel 70% delle sue performance allora spesso il problema sta in chi le dirige. E questo è stato il “sentimet” di quasi tutti i ferraristi. Giornalisti o semplici tifosi. Tutti i rivoli dei vari errori risalivano ad un unica fonte che prima di un nome e un cognome ha un ruolo come bersaglio.
E tutto questo mentre gli avversari spesso ripresi in mondovisione ridacchiavano delle scelte fatte dal team di Maranello. Ricordiamocelo perché altrimenti abbiamo tutti la memoria del pesce rosso. Quindi a tutti quelli che dopo aver criticato Binotto per un anno, un minuto dopo le dimissioni stiano già tessendo le lodi “post mortem” del miglior TP degli ultimi anni ferraristi, piangendo il fatto che stia portando in altri lidi (audi) tutta questo carisma prestigio e know how faccio una richiesta . Ditemi ora e non tra 1 anno di chi saranno imeriti o i demeriti dei risultati della Ferrari del 2023. Perché  sarà sin troppo facile dare i meriti a Binotto per un eventuale vincita nel 2023 sostenendo, anche a ragione, che il padre della macchina 2023 è il buon Mattia. Così come sarà facile dire , in caso di risultati pessimi che “allora la colpa non era di Binotto..”
Chiaramente per onestà intellettuale non sarà, a mio parere, altrettanto valido il giochino inverso.
Per quanto mi riguarda non sarò una ” vedova” del ferrarista di Losanna.

Almeno lo dichiaro prima.
In bocca al lupo Mattia.

Sergio Mapelli

 

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